Alcuni sono elevati dal loro lignaggio
i versi dei miei poemi sono il mio lignaggio
Nusayb ibn Rabah (m.726)

La vita è come noi
La troviamo - e così la morte
una poesia d'addio?
Perché insistere
Daie-Soko (1809-1163)

Il rimorso non è la prova del crimine, indica solamente un'anima facile da soggiogare.
Donatien-Françoise-Alphonse De Sade

Se le creature sono i grandi veli che ci separano dal Creatore, la via per Allah passa attraverso di esse
Sheik Mhuammad at-Tàdilì

Le parole che dice chi è felice
son volgare melodia –
ma quelle che chi tace sente dentro
sono meravigliose.
Emily Dickinson

Non è grazie al genio ma grazie alla sofferenza, e solo grazie ad essa, che smettiamo di essere una marionetta.
Emil Cioran


venerdì 18 dicembre 2015

Tremebondi tentativi tremendi


"Nobile signora, le cattive azioni degli uomini vivono nel bronzo,
mentre quelle virtuose le scriviamo sull'acqua "
[ W. Shakespeare - Enrico VIII,  atto IV, scena II ]

Boh. Che ne so.
Facciamo tutti schifo.
PAM PIM PUM
   Non me ne frega un caaaaaaaaaaaaaaaazzzzzo.

A me, a chi mi precede:

Anime dolce e delicata
tu che disprezzi i ritmi ingordi delle strade
e segui invece il tempo saggio dei germogli
A te che tremi per le dure correnti e per il tocco delle stille
di pioggia
Tu, che sei morente al primo tocco umano
e alzi le mani ai primi segni d'oppressione
Ecco, caro Essere
questo mio lascito per te:
Salta le ombre e bestemmia il cielo informe
che qual che sia la volontà del mondo
non devi mai dubitare
del tuo valore di perfetta creatura
Anche se spesso cercheranno di piegarti
tu resisti
anche se sempre vorranno domare
il tuo buon cuore di alghe verdi e di coralli
Oh, tu resisti
resisti come il seme all'asfalto
perché vorranno fare a pezzi i tuoi occhi
ogni tuo errore sarà un facile appiglio
per infilzare la tua anima distratta.
Ma tu sbeffeggiali, fratello
anche dovessi smettere di pensare
anche costasse la tua stessa vita
Non lasciare loro tregua
Anche piangendo fino a soffocare
anche dovendo strapparti le palpebre
Tu sii forte, fratello
e non permettere  nessuno di umiliarti.

Johann Einrich Fussli - Il sogno della regina Caterina


Evil manners live in brass:

Le mie poesie sono la mia vergogna.
Me lo affermate come potesse interessarmi
Santo Dio! Non so neanche ricordarmi
il mio nome
ed il cullante odore del legno
mi ha già distratto dalle vostre idiozie

Pendulum - Sounds of Life



giovedì 10 dicembre 2015

As-ssalam'alaykum - La pace sia su di voi

"Chi ha compagni non morirà"
[Franco Fortini]

Ho deciso di abbandonare la rabbia ed i livore. Ho deciso, dopo tanto tempo, di non contrastare l'odio con altro odio, la frustrazione con altra frustrazione.
Qualcuno su cui noi abbiamo poco potere vorrebbe dividerci, ed un giorno, senza accorgercene, ci troveremo a combattere le guerre di altri in nome di Virtù, Parole, Ideali inesistenti...questo perché non abbiamo amato abbastanza, non ci siamo sforzati abbastanza di comprendere.
Non essendo prettamente un socialista, non riduco tutto a una questione di cultura, di ignoranza delle masse...quello che sta succedendo e tutto quello che è successo prima di ciò che sta succedendo, secondo me, ha radici molto più profonde e temibili della semplice disinformazione.
La Guerra e il contatto con l'Altro, come il rapporto con l'animale, denudano l'uomo della sua civiltà e mostrano ad egli stesso i suoi aspetti più celati, quella parte del suo Io che ha sempre desiderato tenere rinchiusa negli antri più profondi del Sé.
Ed è questo che sta accadendo oggi, tutti i nodi pian piano vengono al pettine, e chi prima si nascondeva dietro a un vago velo di tolleranza adesso inizia  rivelare il suo odio e la sua sete reazionaria.

Solo l'Amore può combattere questa epidemia tossica. L'Amore che è conoscenza, che è incontro reciproco, l'amore che è compagnia, da cum panis, condividere il pane.

Io sono uno sciocco, lo so, e sono poco intelligente. Ho sempre amato l'incontro, e l'esplorazione che segue l'incontro. In vita mia, ho sempre temuto maggiormente la rigidità della certezza che la vastità della crisi.
Ho sempre provato più che altro Compassione e desiderio di imparare, mai amore per la scienza, mai per l'istruzione o lo studio, per il successo fine a sé stesso, per la supremazia...
E' da sciocchi? Bene, è da sciocchi. Ma non crediate che viva tutto questo con leggerezza, che mi autogiustifichi. E' uno strazio, quest'attitudine, un continuo fallimento, un continuo essere messi di fronte alle proprie carenze, alla propria scarsa capacità di comprendere.

Ma al di là di tutto, al di là del dolore, al di là dell'incompetenza, io credo che ognuno di noi debba combattere contro tutti coloro che diffondono intolleranza, odio, muscolarismo, autoristarismo. Credo che lo dobbiamo a noi stessi come uomini liberi, come esseri dotati di sentimenti e comprendonio, credo sia vocazione di noi tutti.
Quindi, quello che chiedo ai pochissimi lettori di  questo articolo è...chiamate Fratello il vostro vicino, chiamate fratello, amico, compagno colui che incontrate per strada, con cui scambiate uno sguardo, una parola, un litigio. Chiamate Fratello il conoscente italiano, quello turco, quello cinese e quello egiziano. So che è banale, ma vi chiedo di provarci.

E sì, sono uno sporco moralista che si pasce di discorsi banalissimi e pseudo-spirituali, non ci posso fare nulla.
E' l'essenza della mia poesia, che altrimenti non farebbe così schifo.

Ass-ssalam'alaykum, la pace sia su di voi, forse il più bel saluto esistente al mondo, di certo uno dei più suggestivi.

Riza-i-Abbasi, Due Amanti, Iran, 1630



As-ssalam'alaykum, ti chiamerò fratello:

Ti chiamerò Fratello
Tu, che con dolcezza ti avvicini
e coi tuoi piedi mi richiami dalla porta
del mio spirito
che gentilmente mi tendi le dita
chiedendo in prestito un assaggio del mio lascito
un qualche accenno delle mie storie
Io ti amo. Amico mio
Non ha importanza la tua origine
perché il colore della tua pelle
l'austerità della tua lingua
Esse mi parlano da sé
e mi raccontano che anche tu stai cercando
che come me dalla ricerca
sei stato ferito
Che come me guardi il sole tendendovi la mano
e con le dita lo rinchiudi dentro il palmo
quasi a volerne carpirne la forza
so che ti cerchi negli occhi dei tuoi simili
per dare un senso alla loro luce
Fratello,
        fratello!
Per quanto tempo siamo stati lontani
divisi dallo spazio, dal tempo
 dalla Storia!
Per quanto tempo abbiamo creduto
che i nostri Dei ci rendessero muti
Per quanto tempo mi è stato negato
di abbracciarti
essere splendido a me così affine
Ma non importa, Compagno
perché ora  che ci siamo incontrati
possiamo gioire!
Non lasciamo  che i violenti ci dividano
con quella loro martellante pochezza
Non vacilliamo per dei pochi cuori aridi
all'ignoranza sostituiamo l'Amore
E proteggiamoci a vicenda da ogni male
Sì, io ti prometto Fratello
che verserò tutto il mio sangue per Te
e se sarà necessario sosterrò
ogni tuo peso
anche dovessero spezzarmisi le ossia
E lo farò senza paura
cosicché il mondo ci veda
e possa credere nel dono della vera
Compassione
Fratello, qualunque sia il tuo retaggio
non m'interessa
perché ho timore del tuo sorriso
e quando tu t'inchinerai per pregare, io mi inchinerò con te
e imparerò la tua lingua per  ascoltarti meglio
e tu ti inchinerai con me e imparerai la mia
e studierò la tua storia e leggerò i tuoi scrittori
Oh, Fratello, non c'è miglior benedizione del condividere
ripetimi ancora, dunque
quelle belle parole:
Mirupafshim,
      Tadaima
ssalām ‘alaykum
Raccontami della saggezza dei tuoi antenati
delle avventure dei tuoi eroi.
Questi sciocchi ci chiamano alla Guerra, questi desertici mondi
vogliono privarci della nostra estraneità
E solo se mi parlerai ancora  potremo
contrastarli
Tu, un Fratello
Un Amico
Un Compagno.
Parlami ancora, adesso
 e stendi su di me il tuo cuore di ricchezze.


Jacoo - Towards the Light


martedì 10 novembre 2015

Legami

Non riesco a liberarmi 
del tuo fantasma 
Per quanto distolga lo sguardo 
Continuo a vederti
 Non posso spezzare
 il legame che ci ha unito
[Jim Morrison - Ossessione, Poesie Apocrife, 1995]

Non esistiamo senza gli altri, noi siamo gli altri, ci evolviamo e scopriamo negli altri.
So che è banale, ma è così.  Ed è banale anche questa poesia, molto banale credo, e non ho potuto fare a meno di riecheggiare Ezra Pound...l'argomento è abusato, lo so. Però è quello che ho sentito nel momento in cui l'ho scritta era tutt'altro che semplice: qualcosa di indescrivibile, un amore, una compassione indecifrabili.
Ho amato la vita, in quel momento.

A voi scegliere se disprezzarla o sorridere.

Ambrogio Antonio Alciati - Il convegno, 1918



Ciò che un essere ama è la sua dimora
la sua sola libertà e difesa
il suo canto, la sua cicatrice
ciò che tu ami è la tua vera immagine
tutto il resto è veleno e morte
niente di più potrai lasciare all'universo
non i tuoi geni, non il tuo nome
non il tuo sangue
Ascoltami, dunque:
Smettila di incedere nel mondo
perché non siamo mai stati esseri umani
Esistiamo  in un abisso di parole
con i legami come unica salvezza
la nostra timida forza
la nostra roca, inesorabile bellezza



Boubacar Traoré - Djarabi

giovedì 29 ottobre 2015

Canti umbratili

" Ma poi, pensò, certo non vorrai sperare proprio quello, è tutta la vita che non te lo ricordi, ci dovresti essere avvezzo"
[James Jones - Da qui all'eternità]

Questa potrebbe essere una bozza per una raccolta, o un insieme di poesie raggruppate sotto uno stesso nome. Non m'importa più di tanto alla fin fine...
So solo che questi lavori in particolare li ho sentita, le ho sentita molto...la amo in modo speciale, a prescindere da qualunque giudizio estetico, e non so proprio perché.

Parte I
Canti della città e dei corpi senza ossa:

Volo di rondine:

In questo schizzo antebellico e sfasato d'anima
immenso e spurgato come un bianco guscio
di conchiglia
io sono danze di tremende  rondini a sprazzi
natura senza vita collo
senza vene
strada dalle braccia monche che pian piano carezza ruote e passanti
Musica baciata di rime senza freni e che non vuole entrarti
                                     nelle orecchie
palmo di mano che rifiuta la scrittura, corpo che  rifiuta
          il grasso della carne
 un graffio sul volto in ogni accenno e in ogni parola come un lucente
                                     coltello
Sia quel che sia allora
sia quel che sia
singolo impeto brutale
Io oggi assomiglio al freddo fiume alla mia finestra
da dove placido proviene un grido storto d'anatroccoli
Ed non so affatto, a questo punto
 se sia davvero reale,
        Dimmi, è reale?
Le palpebre piegate pian piano al sonno
le linee rette della stanza come tetre immagini
e  questi tendini smielati
svuotati a fatica
Tutto è svuotato, alfine!
Io sono svuotato
evirato
Merda! Cazzo! Culo!
Dita come lame di ruggine
lenzuola come rosari
contati sbiechi in un delirio supino
pregando blande verità a questo letto cigolante
dormendo sempre fino a tardi
sveglio
accarezzandosi il cazzo come potendovi fermare
                        le probabilità
E ricordarsi di colpo delle catene di un cuore
                                  sensibile
il più pesante fardello
il nodo alla lingua
il rosso pulsante dei miei muscoli
tutto ciò che non vorresti mai essere
Caldo, generoso, indesiderato.
Merda!!!!
     Comunica cervello, ti prego
parla,
continua a scrivere, a cantarmi della Storia di primigeni uomini
Cicerone, Joyce, Rembrandt
Dimmi se non è reale
  mentre accarezzo il mio cazzo
pensando a quanto faccia nausea raccogliere poesie
Pensa
riempi taccuini di pagine
ma bada che mai nessuna di esse abbia un senso
va tutto bene in fondo, sei un bravo ragazzo
di certo troverai la tua strada
       Illuso, stupido, ignorante
Ed Il mio sguardo ha bisogno di me, per sopravvivere
la mia bocca d'un bacio d'idee
appena appena filosofiche
Quindi ascoltami, cervello
Cadi e spezzati così, di fronte al cielo
Così, dolcemente
come un fauno, come una rondine

Città:

Una città tu sei
una puttana dalle cosce annerite
dai polpastrelli umbratili e secchi
e luminosi
arsa viva nell'impegno violata
nel sangue
Un'inutile, fredda, trasognata città
di sodomiti e transessuali e lettori nevrotici
città buia di vomito
che il sole ruvido trapassa a fil di lama


Corpo:

Come si è umani?
Qualcosa di più dell'essere umani
del propriamente essere umani nel corpo?
Come si può essere un corpo?
Come si supera l'anestesia
di centinaia di anni di oceani di parole
Come si può essere una mente, un'anima
quando un bambino ti corre davanti e celia il mondo
con la sua piccola risata ammazzadraghi?
Io non lo posso comprendere
ed il dibattersi dei vermi nella merda mi abbaglia
più di qualunque piccolissima aurora boreale
anche loro ammazzadraghi
 ingoiatori di civiltà
Minacciatori delle perfette colazioni borghesi
Nessuno ha un corpo, nessuno ha niente
E quindi allattami, Madre della terra profonda
non importa da quale seno non importa
da quale gravida mammella avvizzita

La libertà dei poeti si sa
fa sempre troppe confidenze

Fronde:

Attendo l'assenza alle fronde dell'anima
Stordito a priori
eccitato
da un rag jazz dal sapore di Monkiano
Stordito a priori
-di questa dignità lo stridere-
un ingranaggio che preme sulla testa
Che incapace che sono!
Non so attaccarmi, o infilarmi, o dosarmi
Non sono il cilindro d'acqua marezzato
nel bicchiere
Io ti entro dentro e basta
ti contamino
uscendo esausto, sudato
senza ossigeno

Danza Macabra - Clusone, Oratorio dei disciplini

Parte II
I due canti dal continente bianco

James Jones' hillybilly

Un gonfio sole eretto
lanciato appena sopra il guscio
dei miei occhi
sul limaccioso tessuto del cielo
prolisso sole tatuato di gabbiani
e d'assetata scorza di luce
posato appena su queste mani
inumidite dalle ombre degli alberi
fin sulle pietre scaglionate
del selciato
così, vibrante
una legione di minuscoli abissi.
Ed lo vorrei che un passante
mi toccasse 

e con violenza m'aprisse lo sguardo
ed irrompesse in questo guscio d'empito

questa prigione di mani protese
di verità compresse e impietrite come pillole
questa pesante processione
di traumi secchi ed indolori
Vorrei un passante che m'aprisse la bocca
e mi facesse molto più di un momentaneo essere umano
uno completo, unico
che vola stanco e fiero 
come il piccione sul ciglio della strada
Senza anestetici senza flaccida igiene
moderna e senza il mitico terrore
della propria durezza
Un essere umano, proprio,
qualcosa di mio, propriamente
un essere umano, ubriaco 
fatto
pieno di merda, e per sempre
spremuto a tratti negli sforzi e nello spirito
  


Donna nera:

Alla finestra del bus
volto nero di donna nera
sguardo lontano viso antico
di antica saggezza
occhi degli abissi labbra pulsanti
di forza inconscia
Donna nera bellissima di vecchia anzianità
Donna nera degli spiriti
Donna delle gazzelle pulsanti, Donna che parla
un'antichissima lingua rotonda come i suoi fianchi
Austera forte giacente appena
in abiti lunghi e colorati di racconti
Interi popoli in te riversano
generazioni si raccolgono al tuo focolare
cercando nuove risposte
e negazioni alle loro domande
Com'è possibile che tu sia qui?
E chi sarò mai io, per poterti guardare?
Per fare a pugni col tuo sguardo di notte africana?
Che valgo Io? Gracile, smunto
figlio del vizio e del protetto amore dei bianchi
chi sono io coi miei vestiti e la mia bianca commozione
che non ho visto pulsare la calda savana
ed i banani nascondere le strade in ombre d'antenati?
Io che ho sentito la mia pelle bianca come legittima
ed i miei passi bianchi sul mondo come perfettamente concepibili
Io delle bianche colonie io della bianca storia sempre vittoriosa
Chi sono io per poterti anche solo concepire?
Donna nera, guaritrice di un popolo
senza fantasmi
e senza limiti fra la vita e una vanesia morte
risultato di migliaia, migliaia di memorie
Io piego il capo alle urla che ti osservo nel petto prosperoso
e che si perdono nel caso della folla
fra le parole dei passanti e lo sfregare
del mio respiro


Penpal - Plains, Trains, Places & People



lunedì 21 settembre 2015

Per il futuro

Sono stanco di voi, delle vostre frustrazioni...sono stanco della vostra faziosità, del vostro continuo, desolante bisogno di controllo e benessere.
Sono stanco di sentirvi parlare di giustizia sociale, di civiltà, di ordine, di Dio, di meriti, di impegno, di presenza, di benessere, di colpe, di fatti, di politiche...

Da bambino credevo che amare fosse la risposta, è questo che voi adulti mi avete insegnato. Mi avete detto che accettare, comprendere, capire è ciò che fa di una persona ciò che è, ciò che determina la grandezza di un'anima.
Sono rimasto l'unico a crederlo...sono rimasto l'unico a non scagliarsi contro qualcuno solo perché non conosce ciò che io ritengo vada conosciuto? L'unico ? Sono rimasto il solo che non ha bisogno di fare l'esame di Stato ad una persona prima di decidere il suo valore?

E mi sento così arrabbiato e depresso, ho così voglia di piangere, di nascondermi e tagliarmi la gola.
A che serve scrivere, a questo punto? Non sono bravo, lo so. So di non essere niente di che, e so anche che lamentarmi è inutile, ma non ho altro.
Se non so scrivere versi decenti, mi restano solo le lacrime
Non so esprimermi e non so nulla, tutto quello che imparo mi sfugge di mano...

Sono una capra e un sempliciotto, sono un idiota...

Dio.
Andate a fanculo. Cazzo. Andateci sul serio.


....cosa diavolo succede?...



Esiste solo amore,
amore
infinito amore contrapposto alle vostre strutture
ai vostri sciocchi deliri glabri
Esiste il cielo sotto il quale
Qualcuno raschia con il pugno la faccia
dello zingaro
E lo calpesta per il bene della buona società
Esiste l’erba sulla quale cola il sangue dei vitelli
                                                           macellati
E delle vacche rafferme passate al randello
Esiste un grande “ ti comprendo”
Per ogni piccola condanna verso il rozzo ignorante
sul paroliere egoista e sul franco
Terrorista
Amore,  da dare senza contegno da mostrare
Senza vergogna
Dragando l’aria alle forme di nuvola
Non è qualcosa che si possa domandare
Non è qualcosa che si media
O si rimanda
È solo il fatto che hai lasciato ogni cosa
E l’hai plasmata in un oceano di crescite
In una piccola,
grumosa parola
E’ la certezza che hai descritto il tuo essere
Circonvoluto ogni possibile estremo
                          Dell’assurdo
Foste capaci di sentirlo, questo amore
Foste capaci di vedere come avvampa
Lo interpretaste nella calma dei gesti lo toccaste
Nella  grazia dei volti
Esiste solo l’amore, e tutti voi lo violentate ogni giorno
Ma il tempo buono non ci cerca e non ci ha mai cercato
Non è esistita un’epoca più grande di questa
Né una peggiore
Perciò abbandona le tue remore e sussurra
a bassa voce però, senza urlare
e quando afferri qualche cosa non ghermirlo
sfioralo
E’ così che fa il Mondo, quando parla

                                    Ti preme il viso con un soffio di vento

 
 
Hammock - Ten Thousand Year Won't Save Your Life



venerdì 18 settembre 2015

La pineta


"Te l'ho già detto: i poeti non si redimono,
vanno lasciati volare tra gli alberi
come usignoli pronti a morire. "
[Alda Merini - L'anima innamorata]
 
Era l'estate scorsa, mi pare.
Andammo in Calabria con la mia famiglia, un bellissimo villaggio vacanze di cui non ricordo il nome. Come al solito, non socializzavo molto con il resto della popolazione presente, né pensavo di voler partecipare ai giochi o alle varie iniziative di gruppo, sia perché non mi interessava, sia perché sono una persona incredibilmente timida che odia, detesta i gruppi numerosi. Così passavo il tempo leggendo, meditando, ingozzandomi al buffet e tuffandomi in acqua, come tutti i bravi pensionati ultraquarantenni del luogo, a dispetto dei miei allora ventuno anni.
Poi, d'un tratto, mi venne in mente di fare una passeggiata solitaria lungo la piccola pineta annessa al villaggio, un minuscolo tratto boscoso che veniva usato dagli ospiti per le escursioni a cavallo ma che nessuno sembrava voler attraversare a piedi, chissà perché. Non appena ebbi l'idea non indugiai un secondo, mi armai di zainetto e taccuino, e partii.

I quattro versi che riporto qui sotto sono il risultato di questo raffazzonato pellegrinaggio.

Sticazzi eh?



Gino Paolo Gori - Pineta del Castiglioncello
 

Ho passeggiato per mezz’ora
Nella pineta accanto al mare
Incagliata
Sopra di me come navate
Sculture d’alberi spinosi e secchi
con voci basse e scricchiolanti
con canti vivi di mosconi sul letame
una pineta disadorna, silenziosa
dove si  immola il mio retaggio di uomo
e si rinnova quello semplice d’essenza

Siediti. Annusa. Respira.
Mi accetterete a questo punto, grandi alberi?
Nel vostro regno di profonda presenza
Sarò mai degno d’una sosta senza sogni?

 


Devin Townsend - Fly


domenica 13 settembre 2015

Un grido celeste


Nonostante l'inspiegabile stress di questo periodo, nonostante la stanchezza e tutte le pappardelle solite, sto lavorando ad una nuova raccolta, il che è una stronzata, perché la prima non se l'è cagata nessuno. E niente, questo volevo dire...

Ci sono tanti lavori che avrei voluto riportare qui sul blog, ma alla fine ho deciso di evitare, perché non mi andava e perché mi piacciono molto, e se mi piacciono molto vuol dire che ho molte insicurezze sulla loro probabile bellezza. Credo sia dovuto al fatto che le sento troppo vive, troppo mie, e per questo ne ho paura.
Ah sì, c'entra anche l'assenza di lettori. Ma cazzomenne a me, dei lettori.

Comunque, ho deciso di pubblicarne una a caso che ho scritto stasera appena dopo qualche divertentissima ora sui libri di psicologia sociale, affiancata da una meravigliosa opera di Jean Broc e da uno dei più begli assoli di chitarra elettrica mai scritti nell'universo, Marooned. Non ho la minima idea del motivo che mi ha portato  a ripiegare proprio su questa poesia, so solo che una parte di me ha spinto per inserirla qui, ed io l'ho ascoltata. Tipo come quando sei sull'autobus e sai che non dovresti scorreggiare dato che la vecchietta vicino a te sembra avere proprio un naso fino fino, ma lo fai lo stesso, perché sapevi che doveva andare così.
Cosa meravigliosa, il destino.

Jean Broc - La morte di Giacinto
 
Padre, Signore, Immenso Dio e universale presenza
Allattami, ti prego
Non importa da quale seno
Sono
Fronda d’anima
Vortice crespo di velleità
E non aspetto che un annuncio di foglie cadenti
Guardati solo dal parlarmi troppo presto
La gente è occupata, la gente
Non mi ascolterebbe
Come uno sciocco
Consumerei senza scopo questa piccola
Fiammella subconscia
Indugiando, sbagliando ancora
Voglio prorompere al mio corpo di larva!
Anche se solo sfumatura io voglio
Desidero
Bramo
Questa vita

Pink Floyd - Marooned
 

giovedì 13 agosto 2015

Quello che veramente ami

Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
[Ezra Pound - Canti Pisani, n° 81]
 
 
Sei partita da sette giorni e già vorrei scavare la terra e raggiungerti...solo sette giorni, e tornerai a settembre...
Sette giorni...un mese di attesa...così poco, così tanto...
 
 
Henri de Toulouse-Lautrec - A letto,1892
 

Mancanza:
 
Da quando sei partita non sento più alcun suono
non c'è nessuna dolcezza nell'incedere
dei passi
nessun fantasma negli accenni delle tende
il bianco grido dei gabbiani non ha più
la stessa consistenza
Mi manchi amore mio
nell'angoscia dell'ascolto
mi manchi
Tu sei, nell'abbagliante ricerca
il trasparente velo
Nell'immortale aridità
la goccia fresca che dal cielo stilla
Quasi nessuno può capirlo,
come ti sento io, e come mi senti tu
quasi nessuno può dar senso
a questa muta vibrazione che mi invade
Le cose scorrono, le persone crescono
ogni impressione trova sempre il suo posto
Ma finché non tornerai lo so,
io non potrò che tapparmi le orecchie
perché non posso ascoltare
se non sei qui con me
è come essere nudo
come sfiorare l'universo
con una mano mozzata
Perché tu manchi,
mi manchi
più di ogni cosa, più di ogni parola
tu mi manchi

Roberto Vecchioni - Euridice
 




mercoledì 12 agosto 2015

Aegis - O quando un coglione incontra la vita vera -

Oggi nessuna citazione
[L'omino delle citazioni]

C'è questa cosa che ho notato un po' in tutti quelli che conoscono Schaeffer, Stockhausen e compagnia bella: che se non piacciono Schaeffer, Stockhausen e compagnia bella, per loro fondamentalmente sei un coglione.
Non l'ho mai capita, questa cosa.

- Conosci Edgar Varèse vero?
- Sì sì, lo conosco, è quella roba tipo musique concrete no?
- Si dice music concrettttt
- Ah scusa
-Comunque sì, ma non mi piace tanto, insomma voglio dire che...
- COME? NON TI PIACE EDGAR VARESE?! MA  E' MERAVIGLIOSOOOOOOOOOOOOOOOO

E quando gli chiedi perché  , ti rispondono che è stato un grande innovatore e bla bla bla, che ha rivoluzionato il concetto della musica, che ce l'aveva grosso e che prima di lui tutto era schifomerda ecc ecc
Peccato che io non ti abbia chiesto perché ritieni Edgar Varèse/ Schaeffer/ Stockhausen un grande personaggio, ti ho chiesto perché ti piace la sua musica.

Poi, tutto d'un tratto, mi rendo conto di una cosa.
Mi rendo conto che  l'ascolto di queste varie avant-gardes non ha nulla a che vedere con la bellezza eufonica in sé, ma è tutto puro e semplice godimento intellettuale, trastullo più che legittimo, certo, ma a cui io sono refrattario.
Io non lo "sento", il godimento intellettuale, non l'ho mai sentito fin dall'infanzia. Forse è per questo che, nonostante i miei sforzi, mi dimentico sistematicamente  i nomi delle poesie, delle sinfonie, dei quadri, dei luoghi, delle città, delle persone...
Forse è per questo che so scrivere solo di quello che sperimento immediatamente, così, nel corpo, nel feeling.


 
Mark Rothko - Black in Deep Red


In poche parole, buona parte degli ascoltatori assidui di Edgar Varèse & co, probabilmente, sperimenta un legame fra cotale godimento intellettuale e godimento estetico che in me non avviene. Quell'apparente accozzaglia di suoni e frequenze elettroniche che hanno richiesto anni ed anni di studio e preparazione teorica per essere realizzate, per loro è bella su basi teoretiche, non emotive.
Ma io me ne fotto, delle basi teoretiche.
E per questo mi becco da parte loro, forse meritatamente, l'appellativo di coglione.

Io capisco Edgar Varèse, però quando lo ascolto non lo sento, non mi piace. Punto. E' un po' come La mostra delle atrocità di Ballard, o quel romanzo d'avanguardia dove l'autore passa il tempo a  descrivere nei minimi dettagli un cazzo di frutto. Opere significative, profonde, elaborate senza dubbio, ma dopo una decina di pagine se ne tornano in libreria.
 Sarà che sono una capra, sarà che son figlio della mia generazione, che sono stupido, o sarà semplicemente che non traggo alcun piacere dal sentirmi quello figo che capisce quel tal riferimento coltissimo, ma io proprio quando mi approccio a questi lavori non provo nulla. Zero, nisba,
Ascolto e leggo , comprendo l'antifona  e la condivido anche, magari, ma quando ho un libro in mano io voglio leggere storie, e quando ho un cd nello stereo voglio ascoltare melodie.
Del ribaltamento delle logiche comuni ne possiamo tranquillamente parlare davanti ad una birra se vuoi, ma basta così.

E sia ben chiaro che mi sto riferendo di me, non sto criticando o demonizzando nessuno.

Non credo sia limitatezza, la mia, ( oggidì l'uso dell'aggettivo limitato riferito a persone è decisamente abusato, direi) sinceramente, perché non ritengo questo modo  tipo di far arte "stupido", come alcuni lo definiscono. Anzi, insomma, la musique concrète ha dato praticamente vita all'elettronica, e dio solo sa quanti spunti Schaeffer ha fornito a chiunque oggi si occupi seriamente di musica, è stato tutto quanto fondamentale, ma ciò non vuol dire che sia costretto ad ascoltarlo.

Vabbè, dopo essermi sfogato, ecco qui la schifezza del giorno aka qualche verso tirato giù dal nulla mentre affogavo nell'angoscia del sentirmi un rincobronco con il QI di una pietra, scorrendo una roba su Scaruffi che stando ai suoi fans è l'incarnazione stessa della Sapienza.

Alla fine vorrei solo vivere in pace, tutto qui eh.

Aegis:

Tutto in me
dannatamente arretrato
così talmente
scialbamente arretrato
così miope, guercio
insipido
Io,
che sempre svanisco e mai
guardo alla strada di fronte ai miei occhi
Io,
che le poesie banali
e le mie idee incomplete di note
Io,
che non so nemmeno accarezzare
senza uccidere
Io,
che non cospargo le grandezze della nostra specie
e che non macino parole di lode
e non confermo e non
 critico
Io che sfuggo e mi ritraggo
che mi rispecchio nel laghetto e vedo solo
trecce d'alberi
io che uso sempre le stesse parole
che non so astrarre nulla
e che non so mentire
deatomizzando i miei versi fino al piatto incomprensibile
Io, che rido scoreggio mi gratto e mangio
che non mi gioco sulle morte avanguardie
Io,
proprio Io
Sono più piccolo dell'uomo più ignobile
e non c'è nulla in me che si ricordi
L'aria, la bellezza
il verbo
             la Carezza, l' umiltà
La Compassione
Ah, senza speranza
Arrendermi così alla fine
Così,
dolce, dolce litania
Sul prato calvo di festuche
 
Blackmill - Friend
 


mercoledì 5 agosto 2015

Domande

L'impalpabile sostentamento che traggo da ogni cosa ad ogni ora del giorno
il semplice schema, compatto e ben organizzato- io stesso
disintegrato, tutti disintegrati, e tuttavia parte dello schema
[W.Withman - Poesia del tramonto, Foglie d'Erba]

Ci sono delle persone che devono sempre andare da qualche parte; andiamo in barca! Andiamo al cinema! Andiamo a scopare! Andate a cagare tutti quanti, dico sempre io, lasciatemi in pace qui.
[C.Bukowksi -  Una pioggia di donne ]

Un giorno forse mi direte che dovevo fare di più, che non mi sono impegnato abbastanza, che dovevo  che il denaro è una bella cosa se lo guardi dalla giusta prospettiva.
Mi direte cosa si fa male e cosa si fa bene, e quanto è dannatamente bello marciare tutti assieme verso l'inquietante traguardo dell'unità per slogan e repressione reciproca.
Mi direte che ho buttato al vento il mio futuro e la mia intelligenza, che mi sono bruciato il cervello, che avrei fatto meglio a frenare la mia lingua, ammosciare il mio cazzo, tappare il mio culo.
Lo farete, lo so che lo farete, perché in fondo, sotto la giacchetta e i vestitini altoborghesi, siete tutti ancora niente più di un branco di scimpanzé spaventati dal fuoco, appollaiati sul vostro albero in attesa di saltare al collo al folle che ha avuto la pessima idea di suscitare in voi l'angoscia.

BUUU, scimmie
   BUUUU,
Cattive scimmie.

O magari avrò fortuna e scriverò un libro da miliardi di euro che non avrò intenzione di risparmiare e che mollerò tutti nel modo più rapido possibile, tenendo solo ciò che basta per una vita serena.
Perché nonostante quello che cercate di inculcarmi io i soldi li detesto, mi fanno proprio schifo, soprattutto se sono tanti.
Magari avrò fortuna, ma in quel caso non farò come voi, statene certi. Non attiverò il mio piccolo cervellino alla ricerca del modo più eclatante per farvi capire che avevo ragione, per rinfacciarvi tutto il dolore che mi state provocando. No, io sono migliore di voi. Io mi comprerò un gelato, farò un bel rutto e una bella scoreggia, mi masturberò in strada davanti ad una vecchietta ed infine me ne andrò a casa a guardare i cartoni, aspettando di morire così come ho vissuto.
 
 
Diego Velàzquez - Ritratto del buffone Juan Calabazas
 
Domanda
 
Perché?
Appena dubbioso il cuore
reduce
come pulviscolo sul letto
di uno stagno
un velo vasto dietro all'alba
di tremebondi naufraghi
 
 
Florence and the Machine - Cosmic Love
 

mercoledì 29 luglio 2015

Ho molto sognato ed altrettanto ho visto


Suffucit diei malitia sua
[Matteo 6,34]
Ho sempre e solo amato.
Amare, pensare, fantasticare ...le uniche cose che sono sempre stato capace a fare...
Poi mi stupisco che la gente mi metta a disagio.

E' che non ho le palle fondamentalmente, perché avere le palle è una cosa stupida, ed io sono intelligente...un pochino almeno.


Ho molto sognato ed altrettanto ho visto

Ho molto sognato e altrettanto
ho visto
qui,
nel gioco immenso della mia mania
io un fuoco
soltanto un piccolo granello di polvere,
affascinato,
come un prolisso ed inutile abbaglio
mentre ogni cosa mi avvinghia e commuove
ed ogni rantolo è un legame
a questo mondo di ordine illuso
E non c'è spazio
né vita
né regole
soltanto goffa vitalità
che nel suo scandalo insinua l'universo
che tutto l'ordine è stupida illusione
ed io rimango ancora fermo
abbandonandomi a tramonti d'arancio
e scriverò poesie di centinaia
di versi
ed un romanzo di migliaia di pagine
cavalcherò con la mia spada queste vuote colline
avrò magie di limitata ignoranza
un'armatura di bassezze immani
Io,
che più infantile
                    e bello
e femminile
Non c'è nient'altro di più bello
del femminile
dell'osservarlo riproporsi in me
di volta in volta ancor più chiaro all'incedere
e del sapere che mi rende ciò che sono
e che chiunque non lo accetti affogherà
nella sua putrida vuotezza di uomo affermato
Sì, ho molto sognato, lo so,
ed altrettanto ho visto
Non c'è nessuna conclusione
nessun finale di gioia
soltanto il tremito delle mie palpebre
di fronte al grido che il creato mi ostenta

Salvador Dalì - Morbida costruzione con fagioli bolliti
 
 
Bastille - Pompeii


giovedì 2 luglio 2015

Ancient wisdom, rather cosmic

"Siete pigre, mie canzoni.
Temo che farete una brutta fine.
State in mezzo alla strada,
gironzolate negli angoli e alle fermate degli autobus,
E non fate proprio nulla.
Non esprimete neanche le nostre nobiltà interiori,
Farete proprio una bruttissima fine"
[Ezra Loomis Pound - Further Instructions]

Ezra Pound, maestro di libertà, di dignità, di forza...grazie. Grazie per tutto ciò che mi hai insegnato.

Lustra

E sembra quasi che non abbia nulla.
I miei sforzi
                 vacillante ragguaglio
                 caligine
                        putrida freschezza.
Come sudore, risate
                  come inutile spazio.
No. Soltanto ciò che è completo mi interessa
le sporche grida mezzenude
di chi ha ancora fantasia
Il sesso arido
I liceali che fumano
                    Gli sputi freschi sulle mura maltrattate
Cammino così, stroncato appena, e mi vedrai
piccola immagine riflessa sulle ombre
un'aria blanda ed irrequieta
da primitivo amante

Alla finestra

Non serve a nulla imparare poesie a memoria
quest'orizzonte mi canta già ogni cosa
quest'orizzonte inspiegabile
quest'orizzonte che mi scrive
nel respiro
Non serve a nulla ricordare.

Ah, quest'orizzonte
Ed io mai. Mai
Mai
Imparerò una poesia a memoria.

Anarchia

So-shu sognava
E avendo sognato d'essere un uccello, un'ape e una farfalla
si domandava perché dovesse sentirsi qualcosa di diverso
 
Ecco la sua contentezza
[Sempre il buon Pound - Ancient wisdom, rather cosmic]
 
C'è, nell'anarchia,
un gioco pallido e fluido di germogli
un solo sguardo
un solo tocco di partenze mai concluse
C'è, nell'anarchia,
un gesto rapido  e dolce d'accoglienza
come le pietre abbandonate dai ruscelli
come alla sera sulle rocce
la pigra luce
 
Paul Delvaux - Il sogno

 
L' androgino
 
La mia profonda femminilità
In essa ho trovato il meglio
di me stesso
In essa ho trovato tutto ciò
che del mio animo ho scoperto di apprezzabile
per troppo tempo ti ho rifiutata
indottrinato da illusioni di presenza
Ma adesso basta! E' giunto l'attimo!
Ti accoglierò in questa dimora a braccia aperte
e tu verrai con i tuoi passi di tregua
ad insegnarmi la dolcezza e la pregnanza
penetrata, modellata, indomita
Mi insegnerai ad abbandonare il superfluo
e a carezzare senza regole il falso
e il necessario
E non appena sarò pronto
potrò dissolvere i miei rimpianti in te
insormontabile, radiosa
profonda, infinita
Femminilità
 
Prospettiva
 
Guerra, Pace, Libertà
Sciami di mosche intorpidite
vi corrono
affascinati da una luce ridevole.
L'uomo storico, questa dorata utopia!
Licheni lividi protendono dai muri
un filo lieve di rugiada
li fa risplendere come diamanti
 
Bagliore
 
Credi in te stesso
come credi nei fori
nel cielo fresco d'opale
                   e nei ruscelli
 
Periphery - Light




domenica 28 giugno 2015

Contro la virtù

"Be', se proprio serve, dateci quella che si addice agli uomini liberi! restituiteci gli dei del paganesimo! Adoreremo volentieri Giove, Ercole o Pallade, ma non vogliamo più saperne di quel fantomatico artefice dell'universo che invece si muove da solo, non vogliamo più saperne di un dio senza estensione ma che pure riempie tutto della sua immensità, di un dio che è onnipotente ma non realizza mai quello che desidera, di un essere immensamente buono ma che scontenta tutti, di un essere amico dell'ordine ma nel cui governo tutto è disordine. No, non vogliamo più saperne di un dio che sconvolge la natura, è padre di confusione, è motore dell'uomo che si abbandona agli orrori; ma un dio simile ci fa fremere d'indignazione ed è giusto che lo releghiamo per sempre nell'oblio da cui quell'infame di Robespierre ha voluto trarlo!"
[ De Sade - La philosophie dans le boudoir]

"Dunque la distruzione è una delle leggi della natura come la creazione"
[Ibidem]

"Ma le leggi, buone per la società, sono deleterie per l'individuo che ne fa parte."
[Ibidem]

"Unico risultato dei costumi e dell'educazione è ciò che si chiama un'abitudine."
[De Sade - Juliette]

"Tutti i principi morali universali sono oziose fantasie"
[ De Sade - Les 120 journées de Sodoma]

"Sii uomo, sii umano, senza timore né speranza; abbandona i tuoi dèi e le tue religioni; tutto ciò è buono solo per armare la mano degli uomini, e il solo nome di questi orrori ha fatto versare più sangue sulla terra di tutte le altre guerre e di tutti gli altri flagelli messi insieme. Rinuncia all'idea di un altro mondo, che non esiste, ma non rinunciare al piacere di essere felice, e di godertela in questo!"
[ De Sade - Dialogue entre un pretre et un moribond]

"Se la pietà, che umilia chi ne è affetto, si trasforma in un fardello, con quale diritto si vieta a chi lo porta di sbarazzarsene? Perché devo accettare di sentirmi umiliato ogni volta che incontro lo sguardo di chi mi ha reso un favore? "
[De Sade - Justine ou les malehurs de la vertu]

Il rimorso non è la prova del crimine, indica solamente un'anima facile da soggiogare.
[Ibidem]

"Sì, sono un libertino, lo riconosco: ho concepito tutto ciò che si può concepire in questo ambito, ma non ho certamente fatto tutto ciò che ho concepito e non lo farò certamente mai. Sono un libertino, ma non sono un criminale né un assassino."
[De Sade - Lettera alla moglie, 20 febbraio 1791]

Non esistono offese, non esistono insulti. Non esiste nulla.
Disse Basho un tempo " Il mondo non è che sogno e illusione, ogni discorso logico è impossibile". Era il 1964, ed il poeta viaggiava verso Nagasaki, poco cibo e vestito di stracci, con l'unico e semplice scopo di vedere le navi cinesi attraccate al porto. Chilometri e chilometri a piedi soltanto per questo.
Un grande uomo Basho, uno dei più grandi, come De Sade.

Convolvoli
Sul recinto attorno alla porta
che di giorno sprango
[Basho]
 
Essere al mondo continua ad infastidirmi. E' bello eh, ma continua ad infastidirmi.
 
 

E.Munch - Morte nella camera di un'ammalata

La Favola:

La vita che viviamo è una cosa stupida
la più patetica idiozia che mai si possa inventare
E non c'è nulla, nulla che valga
attorno a me
Dorati cirri alle soglie cielo,  lingue di luce sull'acqua del fiume
le case immense ai tetti rosei, le anatre scure che beccano il pane
i piatti ancora da lavare, il sangue umano che scorre
E moltitudini da dire, da esprimere
Legami eterni che ci vincolano e soffocano.

Assediato sono qui.
Piegato ad ogni consapevolezza
Mi risveglio:
Soltanto il dolore è serio.

Soltanto il grido
quello sincero e inascoltabile
quello che freme senza morte sotto il fango
sotto i teatri di  danzante certezza.
Ah vita, passioni
Soltanto il dolore è serio,
soltanto il buio
E tutto ciò che può ascoltarsi è mera recita
una puerile, lacrimevole favola.

Juventa - Move Into Light ( Dallas Armour's Remix)



venerdì 29 maggio 2015

Poesia d'amore

"L'egoismo non consiste nel vivere come ci pare, ma nell'esigere che gli altri vivano come pare a noi" - Oscar Wilde

Vivo in un mondo dove nessuno mi ascolta. Dove la paura che assale il cuore degli altri mi taccia d'arroganza, di presunzione...vivo in un mondo dove la dignità è violentata, fraintesa, dove chi cerca di vivere per sé, di esitere per esistere, è considerato un egoista e un disinteressato...
Non c'è  cosa che lo schiavo tema di più della chiave che apre le catene. Lo schiavo brama le catene ed idolatra la sua prigione. 
Io cerco di essere libero, e per quanto mi contraddica continuamente ( " Mi contraddico? Ebbene, mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini" - W.Withman), cerco di non avere padroni, nè patria, nè Dio.
E questo alla gente dà fastidio, come dà fastidio che le loro argomentazioni sembrino non sortire effetto su di me, sembrino passarmi addosso.
Dicono che non ascolto, in realtà è proprio il contrario: ascolto fin troppo bene, ascolto i vostri toni derisori che nascondono il terrore della vastità, le vostre autodifese che nascondo il sospetto che io, in fondo, abbia ragione.
Vivo in un mondo dove la vera fede è la bestemmia, la vera pace l'omicidio, la vera cura di sé l'autodistruzione...
Ma nonostante tutto, ho incontrato te. L'unica che abbia mai fatto lo sforzo sincero di ascoltare il mio dolore, il linguaggio contratto della mia follia...
Grazie, grazie di preservarmi dal suicidio e dalla clausura.
Grazie di evitarmi la pazzia.

E vaffanculo al buon Signore, che mi ha fatto amare i versi, la musica e l'assenza di legami.
Che m'ha corrotto l'anima.
 
Riccardo Mannelli - Maleducati Sentimentali, 2011
 
"Alzando solennemente i versi, dita di righe,
lo giuro:
amo
d'un amore immutabile e fedele.
"
[V.Majakovskij - Conclusione]

Che mille piaghe violentino pure il mio corpo
Che mi si neghi la poesia
Per tutto il tempo che mi resta da vivere
Che ogni creatura della terra appassisca
Ed bruci il mondo in ogni sua rivelazione
Che tutto quando si riversi nel Vuoto
Ma non negarmi Dio
Il privilegio di morirle accanto
Strappami gli organi e la pelle giovane
Lacera i tendini delle mie caviglie
Fai pure scempio dei miei anni migliori
Ma fa che possa ancora un po’
Sentirla ridere
Ed avventarsi contro i forti e gli stupidi
Lasciami il sogno di poterla comprendere
Nella cocente vastità che l’accompagna
Nella tremenda dignità che la innalza
Lasciami fremere ai suoi moti testardi
Ed ai capricci che declina con saggezza
Lasciami credere di esserle degno
Lascia più asciutte le iridi
Nell’indugiare ad osservarle il respiro
Lascia che tenga la sua mano ancora
Mentre le rughe come petali
Segnano il Tempo sulle nostre guance
Perché non c’è più atmosfera
Senza lei
L’unica terra che ho il coraggio di solcare
L’unica lingua che ho la forza di comprendere
Che senza lei ogni grandezza è meschina
Ogni parola insensata
Ogni paesaggio una distesa di sterpi
Asciuga pure le mie vene e la mia carne
Banchetta al suono delle mie lacrime
Ma finché lei sarà viva
Non prepararmi per il sonno della morte
Senza il suo braccio a cui aggrapparmi
Senza il suo Amore a sollevarmi il cuore
Prenditi tutto di me, ogni cosa!
Prenditi tutto
Ma non mandarmi per l’estrema partenza
Senza i suoi baci a ricordami il sentiero


"Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo 
tu non darglielo in fretta"
 

Fabrizio De André - Verranno a chiederti del nostro amore


lunedì 27 aprile 2015

Nessuno mi ascolta.
Mi sento così solo


così inutile e solo
così inutile inutile inutile inutile

PORCODDIOCRESCIFABIOPORCODDIO

Esiste solo l'Amore.
Il problema è che nessuno lo capisce.

giovedì 23 aprile 2015

Una poesia cattiva

" La vita fa schifo
il cane ha il tifo
l'ape fa il nido
l'uccello picchia il becco
gli alberi hanno visto
i boschi cristano"
[J.Kerouac - Ho chiaramente visto]

Questa che seguirà è una poesia cattiva.
Cattiva per tanti motivi.
E' cattiva perché piena di rabbia, cattiva perché scritta di getto e di pancia, cattiva perché volgare e avvelenata, cattiva perché blasfema, di una blasfemia piena d'amore che solo gli idioti possono scambiare per bestemmia.
Questa è la poesia di un ragazzino stanco, inspiegabilmente triste e incazzato con la razza umana.
E' la poesia di un rincoglionito, di un meschino che tenta a tutti i costi di superare se stesso senza ottenere alcun serio risultato.
E' una poesia cattiva, un urlo, un pugno sui coglioni dell'universo.
Una poesia che forse mi porterà via i pochi lettori che ancora mi fanno il favore di stare qui...

Ma chi se ne frega. Io la pubblico lo stesso.


Pieter Bruegel il Vecchio - Trionfo della Morte 

Eppure a me non interessa
Di voi ridicole masse di dementi
Rido di voi dietro al mio velo d’idiozia
Rido di voi come derido l’esistenza
Percio via!
Che questo mondo colga presto la sua fine
Che questa grande civiltà si faccia a pezzi
Nel suo accrescersi
Che queste nostre tradizioni avvizziscano nel fango
Che il nostro cibo sia la merda dei cani
La nostra acqua il piscio lurido dei vecchi
Che finalmente si rivelino le ombre
Ed iniziassimo  pertanto
A non capirci più nulla
Brucino i libri
Le opere antiche
Che siano in pezzi i monumenti ed i ricordi
Che muoiano tutti!
Tutti quanti
Dai presidenti fino all’umile operaio
Che questo odio ci rivolti
Al nostro stesso disgustoso vomito
E che si fotta quel coglione di Dio
Quel poveraccio che è l’essenza del mio incedere
Quel ritardato su nel cielo
Che ha ancora l’anima di amare questo sterco
Si fotta la patria, feticcio inutile
Si fottano i popoli, maree di testicoli
Si fotta il buono e l’uguaglianza
La gioia vivida e la pace perpetua
Si fotta la guerra, la violenza
Ogni più bieca intelligenza che dirige
il dialogo
Si fotta tutto
Urli ogni cosa!
Perché sono uno stupido
E tutti voi siete soltanto degli stupidi
E questa vita è uno strazio che canticchia:
Non m’interessa
Non m’interessa
Non m’interessa


Francesco Guccini - L'avvelenata


mercoledì 11 marzo 2015

L'estraneità legittima, il fallimento

" Compagni poetici che mormorate appena, uscite a lampade spente e restituite i gioielli. Un mistero nuovo canta nelle vostre ossa. Sviluppate la vostra estraneità legittima"
[ R.Char - Partage Formel, frammento XXII ]

Ennesimo concorso a cui partecipo, ennesimo concorso che perdo. Così, tanto per.
A volte mi chiedo addirittura perché continuo a provarci, perché continuo a sperare che un giorno arriverà il magico intellettualoide di turno che leggerà quello che scrivo e dirà " MINCHIA FIGO", rivelandomi magicamente che forse faccio schifo solo perché credo di far schifo.

Davvero...perché?
Ogni mio sforzo di fa affiorare la mia poesia anche solo un poco oltre il limite estremo dell'anonimato è coronato da sonori insuccessi, a parte quelle due o tre iniziative di piccolo stampo a cui ho partecipato in quarta e quinta superiore...e davvero, non sto parlando di competizione, gloria, successo o cagate varie...sto parlando del fatto che probabilmente non sono abbastanza bravo in ciò che più amo fare, cioè scrivere, o che perlomeno sono troppo banale e troppo stupido per far sì che qualcuno venga seriamente colpito quando mi legge.

E no, non mi consola affatto la solita, assolutamente veritiera storia del genio incompreso e delle centinaia di artisti che nella Storia sono stati apprezzati in ritardo. Primo perché io non mi sento minimamente paragonabile a queste grandi penne di cui stiamo parlando, secondo perché io credo che bene o male, scavando a fondo nelle loro storie, si scopre che questi individui palesavano sempre  qualche segno inequivocabile della loro grandezza, segno magari silenzioso e sussurrato colto da pochi, ma pur sempre colto.
Il caso  Verlaine- Rimbaud è solo un paradigma estremamente abusato di questa lunga serie di segrete coincidenze di spiriti che può venirvi ora in mente, un caso limite anche abbastanza mainstream.

H.Bosch - Trittico delle tentazioni di S.Antonio, particolare

In breve sì, più vado avanti a vivere più mi convinco della mia inadeguatezza, della mia immensa vertigine di vuoto, di quella grandiosa assenza d'opera che da sempre perseguita ogni mio gesto e attività e che Foucalt ha descritto così bene nella Storia della Follia...più vado avanti più mi sento affine al Nulla, all'inettitudine, e più vado avanti più desidero che questa inettitudine un giorno arrivi a seppellirmi e distruggermi cancellando in me quel poco che ancora resta del mio buon senso e della mia coscienza...

Perché?Perché?Perché?

Il senso della mia ignoranza, Dio che angoscia mi provoca!  Mi fa venire voglia di morire all'istante.
Sono solo pieno d'Amore. Capite?

E comunque basta, sono stanco di provarci.  Me ne frego se questo farà di me un debole...sono stanco. Davvero. Stanco di scrivere in un blog dove tanto parlo con me stesso e basta ( senza nulla togliere ai miei pochi lettori che sono meravigliosi e verso i quali provo sempre immensa gratitudine), stanco di inviare manoscritti che le case editrici neanche leggono, stanco di presentare poesie a concorsi per passare i mesi successivi a controllare la casella postale e trovare finalmente una classifica in cui il mio nome non risulta...
No, a dire il vero non è corretto dire che sono stanco di provarci. Non sono stanco di questo. Né di fallire, né di nient'altro. Come ho già detto non è una questione di fallimento o vittoria, non c'entra nulla con la competizione...c'entra con il profondo e quasi placentare legame che lo scrittore forma con ciò che crea, c'entra col considerare le mie creazioni inutili mostriciattoli e vederne conferma nel mondo attorno a me. Non è una questione di volontà o di fiducia in sé. E' qualcosa di infinitamente più inspiegabile e profondo...
E' il riposo del guerriero, se vogliamo metterla in termini più letterari. E' la mia merda che si ribella e dibatte all'interno dell'intestino minacciandomi di infilzarmi dall'interno se non la smetto di provare a fare il poeta.

In breve, concludo dicendola con Bonnefois:

Je nommerai desert ce chateau que tu fus
Nuit cette voix, absence ton visage

E non credo di poter aggiungere altro.


Nugolo di mosche:

Se solo fossi  più presente a questa Storia
e camminassi a testa alta fra i viali
se non sembrassi un grigio nugolo di mosche
Se solo fossi assorto in me
escluso al limite di eterne effrazioni
se solo fossi come il vetro lucente
e riflettesi i miti raggi del sole
di queste rondini il volo feroce
del cielo azzurro la calma d'assenza...




Io faccio schifo, e tu?

Io faccio schifo, e tu?

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