Alcuni sono elevati dal loro lignaggio
i versi dei miei poemi sono il mio lignaggio
Nusayb ibn Rabah (m.726)

La vita è come noi
La troviamo - e così la morte
una poesia d'addio?
Perché insistere
Daie-Soko (1809-1163)

Il rimorso non è la prova del crimine, indica solamente un'anima facile da soggiogare.
Donatien-Françoise-Alphonse De Sade

Se le creature sono i grandi veli che ci separano dal Creatore, la via per Allah passa attraverso di esse
Sheik Mhuammad at-Tàdilì

Le parole che dice chi è felice
son volgare melodia –
ma quelle che chi tace sente dentro
sono meravigliose.
Emily Dickinson

Non è grazie al genio ma grazie alla sofferenza, e solo grazie ad essa, che smettiamo di essere una marionetta.
Emil Cioran


sabato 14 dicembre 2013

A Walter Kovacs

Domenica. Un giorno di dicembre. Ore 4:39.
Ho passato la serata a leggere Watchmen, a mangiare yogurt alla frutta ad installare videogiochi che questo computer è troppo debole per reggere. 
Scarsa memoria, scarsa scheda grafica...
Mi piace il mio computer, mi rispecchia.

Ho scritto una poesia, non ho idea di come sia venuta fuori. Sono sdraiato sul mio letto e non faccio che pensare a quanto è bella la mia ragazza, a quanto devo studiare per l'università e a quanto poco devo essere intelligente se la qualità delle mie riflessioni si mantiene sempre sul tono del delirio sconnesso e malinconico.

Poco male, saprò adattarmi.
Tutti i coglioni come me sanno adattarsi. 


A quanto possiamo discernere, l'unico scopo dell'esistenza umana è di accendere una luce nell'oscurità del mero essere

C.G. Jung




E' necessario scavare l'uomo
così profonda la luce
nasconde torbidi reflussi di fango

Scavare l'uomo, ritrovarlo
accarezzare i suoi mostri gelosi
il loro ghigno che ci bracca come un fiume

Scavare l'uomo fino al senso
fin dentro al vuoto degli atomi
l'abisso ctonio di culture ed immagini

Scavare l'uomo, ogni giorno

Ci riflettiamo in costruzioni ogni giorno
di sabbia grigia malmenata 
amalgamata con saliva e sperma

E non ci resta che pregare e credere
ricomponendo il nostro senso alla cieca
la vanità il nostro vassallo, la via!

Così,  avendo amato i nostri sessi per ore
ci addormentiamo fra gli dei del dolce sterco:
gli dei delle fogne che ci abbracciano 

sembrano sazi, felici

Scavare l'uomo e trovare nulla:
è necessario, doveroso.
Guardati negli occhi adesso:

La maschera tua contorta,
slanci fetali, corpi infranti
il solo schianto di un dolore vergine

Osservati e dispera vile uomo
che se il miracolo fra il ghigno selvaggio
e della muta auto-coscienza

un albeggiare insondabile



"Rimango alla luce del fuoco, sudato. Macchia di sangue sul petto, come la mappa di un nuovo, feroce continente. Mi sento puro. Sento un pianeta oscuro girare sotto di me e so quello che sanno i gatti quando urlano come neonati nella notte. Guardo il cielo attraverso il fumo greve di grasso umano e Dio non c'è. Buio, freddo, soffocante, senza fine e noi siamo soli. Viviamo come capita in mancanza di meglio poi escogitiamo giustificazioni, nati dall'oblio, facciamo figli destinati all'inferno come noi. Torniamo nell'oblio. Non c'è altro. [ ...] Questo mondo alla deriva non è plasmato da vaghe entità metafisiche, non è Dio che uccide i suoi figli. Non è il fato che li massacra o il destino che li getta ai cani. Siamo noi. Solo noi. Le strade puzzano di fuoco, il vuoto mi soffia freddo sul cuore trasformando le illusioni in ghiaccio. Frantumandole....Rinasco. Libero di scarabocchiare il mio disegno su questo mondo eticamente vuoto. Sono Rorschach. "
Watchmen, Cap III, pagina 26.




giovedì 7 novembre 2013

La vie m'epousse

"Però non far così, ma giacché io sono ormai quasi morto, uccidimi del tutto a furia di occhiate e liberami dalle mie pene"
W. Shakespeare- Sonetti, CXXXIX


I.
Crepuscolo

Mi trovi tremulo e impegnato
Accantonato fra vestiti e libri

Siccome immerso nella vita
D’un arida luce



II
Alba

Finestre aperte alle sei del mattino,
bianche coperte senza amore
sembrano avvolgere il risveglio

Un greppo sfrigola e avvinghia
inacidendo coi miei occhi.
Trovo il tramonto fra i residui della luce

La vita  schiaccia da dietro la porta!
E questo sole così caldo
bagna la fronte al mio sudore

mi brucia la retina


Ascolto abbinato:
Phaeleh - In the twilight






martedì 29 ottobre 2013

Le parole nascondono

Un gioco nervoso
migliaia di volte

Discutiamo all'ombra dei salici
e non c'è nulla che ci sfiori il pensiero

Limpido d'ebano è il mare
tessuto nudo e scarno:

sembra dipingere i miei istinti



Mi sento incredibilmente ignorante, talmente solo nella mia acquiescenza da volermi sventrare con violenza.

Studio ore e ore sui libri universitari, ogni volta che posso, ogni attimo che mi è concesso.
Vado nei centri sociali e cerco di capire qualcosa di politica, ma la mia idiozia prevale sulla buona volontà...
Mi alzo un'ora prima per meditare, respiro, cerco la pace.

Mi impegno al massimo e mi immolo alla mia causa, eppure è come se mi mancasse sempre qualcosa, come se non riuscissi a trovare la giusta via per la completezza...

E la poesia mi salva. La poesia è la mia via di fuga. 
La mia speranza di salvezza.

"La causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia."
Henri Laborit, Elogio della fuga, 1976

Gaetano Previati - Il giorno sveglia la notte, 1905


Ascolto abbinato:

Deadmau5 - Aural Psynapse ( Mr.Fwijii remix)


domenica 20 ottobre 2013

Inerme Conforto

"Combien, oh voyageur, ce paysage bleme
te mira bleme toi-meme,
et que triste pleureaient dans les hautes feuillées
Tes espérances noyées!"

Paul Verlaine- Romances sans paroles, Ariettes oubliées, IX ( Una fra le più belle poesie mai scritte)

Sono un poeta.
Questo vuol dire che la mia vita è inutile.
Che tutto ciò che faccio è inutile
Che tutto ciò che scrivo è inutile.
Questo vuol dire che ogni singolo pensiero
ogni singola parola
ogni singolo sguardo
sono inutili.
Inesorabilmente
incomparabilmente
inaspettatamente
Inutili.
Sono piccolo, minuscolo
più insignificante di una tenia.
Io non cambierò il mondo e resterò arroccato qui
antagonista involontario
serrato in questa stupida fortezza di parole e assonanze
Calciato fuori dalla Storia,
una lattina di retorica...
Non c'è nulla di più confortante.
 Caravaggio- Conversione di Saulo, olio su tela 230x175


Ascolto abbinato:
Hybrid Minds - Meant to be




domenica 22 settembre 2013

Volgare.

Pre Scriptum. Il seguente è il volgare e sconnesso sfogo di un poetucolo ferito e stordito dal sonno. Se non siete interessati, passate direttamente al volgare e sconnesso testo poetico in calce all'articolo. Grazie.

Poco fa, discutendo con una mia amica ( a cui la seguente sfuriata non è rivolta, ma in qualche modo dovevo pur iniziare ), è uscito fuori il cavilloso argomento di quando o come un prodotto letterario sia valido dal punto di vista comunicativo.

A parer suo, lei che è scrittrice ma soprattutto scienziata, la comunicazione è tale solo quando produce impressioni a livello logico, quando comunica qualcosa oltre le semplici impressioni e sensazioni. Esprimere sentimenti ed impressioni quindi, in sè non è comunicare...

E sono d'accordo, per carità, quando la tua poetica si limita alla semplice espressione della sofferenza per la morte del pesciolino rosso. Il fatto è che quando si parla di espressione artistica, la questione è un po' più, come dire....complicata....in particolare riguardo alla poesia.

Una considerazione va fatta a mio sfavore: ogni volta che mi trovo impelagiato in discorsi del genere, in effetti, io la prendo un po' troppo sul personale. Nel senso che, dopo aver passato 20 anni a piangere e commuovermi su testi di autori di vario genere, sentirmi dire cose come " la poesia è solo un modo difficile per dire cose facili" ( cosa che, preciso, questa mia amica non ha detto) mi lascia un pochino interdetto, un pochino tanto devo dire.

Il fatto è che essendo un mezzo di espressione prettamente analogico il testo poetico non è fatto per essere fruito a livello razionale ( e qui mi direte: Grazie, capitan Ovvio) e non è neanche così adatto ( salvo per i Maestri) a descrivere situazioni narrative. Questo tuttavia non lO svaluta come strumento esegetico, maieutico e conoscitivo, e non lO rende inferiore a nessuna forma espressiva che l'essere umano abbia sperimentato.

Quello che molte persone non capiscono è che scrivere e leggere poesie non è soltanto un vano  esercizio di estetica, e che lo stile spesso complesso degli autori non è soltanto un modo degli stessi per mettersi in mostra. Perché la poesia è, anzittutto e soprattutto, una via per esplorare se stessi. La poesia è una IEROFANIA DELL'UOMO NELL'UOMO!

Carl Spitzweg - Il poeta povero


Vi siete mai chiesti per quale bizzarro motivo il componimento lirico dalla musica? O per quale strana ragione ( oltre a quelle puramente storiche) i testi religiosi più autorevoli ed antichi siano sempre scritti in lirica e mai in prosa?  Ma soprattutto...

Vi siete mai chiesti perché nello zen esists proprio un percorso spirtuale detto KADO, o meglio Via della Poesia ( VIA! non " profluvio di parole a caso tanto per complicarmi l'esistenza")? O forse siete fra quei tanti convinti che scrivere serva solo a intrattenere e raccontare?

STRONZATE! La poesia è la messa al bando di ogni resistenza egoica allo scopo di rivelare le profonde contraddizioni dell'animo ( come in Baudelaire, in Rimbaud, in Elliot, nel Qhoèlet, in Pound, in Leopardi, in Vico, nel Libro di Giobbe, nella Bhagavad Gita, in Pasternak, in  in chi cazzo vi pare ...) ed iniziarsi ad una profonda catarsi,  la liberazione inconsapevole dalla propria frustrazione interiore.
Quindi, la poesia è anche PSICANALISI PRIMA DELLA PSICANALISI, perché esprime e sbroglia ciò che il Super-Io non può esprimere e sbrogliare fin dall'alba dei tempi.

" In tal caso" mi direte voi, " tientela per te, se non lascia trasparire altro che questo non ha senso pubblicarla".

Ah sì? E allora eliminiamo la musica, già che ci siamo! Fanculo la classica, tanto non comunica un cazzo se non un immensa accozzaglia di suoni!
Ma il privilegio della meraviglia non vi ha mai nemmeno sfiorato?
La bellezza in quanto in bellezza, molto simile all'illuminazione del santo...

BORGHESI DI MERDA! ECCO COSA SIETE. BORGHESOTTI RAZIONALISTI DI 'STA CIOLLA.

Che poi se uno è bravo è bravo, e se fa bene una cosa va premiato, anche solo perché può aiutarlo a sentirsi meglio. E mi dispiace se questo non porta alcun profitto...

Francisco de Zubaran - Agnus Dei

Ma come fate a vivere così? Come riuscite ad esistere di sola...materia?

Non vi è mai passato per la testa, tra l'altro, che FORSE un percorso di analisi poetica possa servire ad altri? Che mettere su carta il proprio viaggio interiore possa permette ad altre persone di viverlo senza tuttavia rischiare nulla? Non pensate che tutto questo possa migliorare il mondo molto più di qualunque provetta o miglioria tecnologica?

Beh, io sì, e pure tanto. Sarò uno scemo ma lo penso.

D'altronde mi dispiace dirvelo, ma da che mondo è mondo è a questo che serve la letteratura eh. AD ESPLORARE IL PROPRIO MARCIO SENZA SPORCARSI,  E PER ARRICCHIRCI SENZA SPENDERE e non lo dico io, lo dicono Tzvetan Todorov ( La letteratura in pericolo) e A.B. Yehoshua ( Siamo tutti Raskolnikov senza soffrire)...

Poi fate vobis, io me ne fotto e continuo a scrivere.




Guardo il mio corpo e cosa vedo?
C'è della carne e un occhio vuoto
c'è una passione e la stanchezza
subito dopo 



Guardo di fuori e cosa vedo?
Vedo mattoni e aride case
vedo stagliarsi senza fine
una distesa di progresso immane



Ma nulla trovo accanto a me
qui attorno
Soltanto aride parole
e discussioni come punte di roccia

" La tua poesia" mi fai notare
" non ha senso"
e penetrandomi le carni
mi guardi cieco e con furore:

<<E' solo un gorgo di piangenti parole
una retorica pomposa e sciocca
e' solo un tremulo tepore
per consolarsi d'una voce rotta>>

Eppure io sono perduto
in questo gorgo
E dagli affanni della carne
trovo una pace che trascende le parole

Io sono qui che mi ricerco
con timore
che solo il canto può scavare a fondo
solo la strofa può distorcere il mondo

nel giusto verso  per stremarti il cuore.


Ascolto abbinato:

Fracx- In your memory



sabato 7 settembre 2013

Contemplazioni

"Se i profeti irrompessero
per le porte della notte
incidendo ferite di parole
nei campi della consuetudine,
se i profeti irrompessero
per le porte della notte
e cercassero un orecchio come patria,
orecchio degli uomini,
ostruito d'ortica,
sapresti tu ascoltare?"
Nelly Sachs- Le stelle si oscurano

"Dalla polvere la tua parola
risuonerà come un bisbiglio"
Isaia, 29,4

De profundis:

Ascolterete la mia voce
parole
e le mie grida sprofondate
da rivelare come un rosario:

Ogni mio osso alla torba
ho relegato in tremebondi slanci.
Nulla di questo mi è rimasto
se non la fretta di una mente offuscata

Con cieca rabbia ho sradicato
le mie carni.
mi sono infranto sulle rocce
di una realtà senza parole d'amore.

Nulla di questo devo dire,
ha garantito un po' di pace al mio cuore.
Perché per anni  ti ho cercato, mio Signore:
Che voce ha avuto la mia preghiera?

Portava urla alle tue orecchie di certo,
E s'irrideva dello spazio,
dove si svelano gli inganni della sera
Che voce ha avuto?

E' stata stanca ed emaciata io credo
Come la guardia abbandonata all'aurora
come ogni uomo  emaciata
simile al vecchio dalla mente ingombra

Accompagnato da passati errori,
egli fa oro di ogni gesto
di ogni silenzio fa stupore
ma così tanto, così ardentemente

da rivelare senza tregua il momento,
la verità dietro lo sguardo
la compressione di un'istante:
la meraviglia di esistere.


Caravaggio - San Francesco in meditazione
Laudate Dominum:

Posso sentire i sussulti del cuore
Il mio respiro che sale, flette l'aria

Che posto hanno le mie azioni
dentro il corpo?

che posto ho io?
ed il mio amore?

Ogni mia fibra è piangente e occupa spazio,
ogni mia fibra è leggera

Anche i pensieri in questo sforzo
sembrano tessersi in pesanti nodi

Finchè ogni cosa segue i sensi
e si abbandona

Che meraviglia insudiciarsi
nella pesante concretezza umana!

Solo così si può Cercare:
pieni di buchi e soppressati

come un bisbiglio


Come un bambino:

Sono tranquillo e disteso,
stasera,
nella mia testa come linfa
un centinaio di realtà fasulle

Il mio vigore è ormai spezzato
gli occhi ciechi
ogni tensione di ricerca
è superiore alle mie stesse forze

Eppure io sono tranquillo e disteso,
stasera,
nella mia testa come linfa
un centinaio di realtà fasulle



"Oh, datemi qualcuno che mi ascolti! Ecco qui la mia firma!
L'Onnipotente mi risponda; il mio rivale scriva il suo documento!
Io me lo caricherei sulle spalle e me lo cingerei come un diadema;
gli renderei conto di tutti i miei passi e come un principe mi presenterei a lui"

Giobbe, 31,35 ss.


Ascolto abbinato:

Helios- Backlight:










sabato 31 agosto 2013

Ad carceres a calce revocari

Noticcuiola introduttiva: Sebbene il tono di questo blog sia prevalentemente negativo, voglio precisare che esso non rispecchia assolutamente la mia persona né il mio abituale modo di essere, e costuituisce per lo più una parentesi di sfogo e risoluzione catartica dei numerosi problemi che, dietro ad una prorompente ( speriamo) necessità di vita e conoscenza, si agitano indomiti impedendomi un'esistenza serena e soddisfacente. Vi dico questo nella speranza che il cammino di ascesi interiore che ho deciso di intraprendere nel corso di queste vacanze estive ( che, per inciso, spiega anche le citazioni in calce a questa nota) possa finalmente portare ad una risoluzione dei miei conflitti inconsci, determiando in me una poetica diversa, meno urlante e straziata, e per introdurre l'annuncio che, probabilmente, questo sarà l'ultimo post veramente "melancolico" che leggerete.
Non rimpiango nulla, comunque. Sono pienamente convinto della funzione intrinsecamente rivelatrice del dolore umano, che prima di tutto va accettato ed elaborato per poter sublimare la propria energia psichica verso piani di coscienza più alti e produttivi. Non a caso, in ogni processo di sublimazione esoterica ( dall'alchimia allo yoga), la coscienza iniziatica deve  sempre compiere un viaggio nell'abisso delle pulsioni primigenie prima di potersi innalzare verso la luce ( come l'albedo che sorge dalla putrefatio)...

Precisato brevemente ciò, spero apprezziate quest'ultimo  prodotto e che possiate capire le mie motivazioni.
Grazie per non avermi mai abbandonato....

" Aspiravo a te fin dal primo risveglio delle mia cosienza di vermiciattolo
i miei sogni ti appartenevano tutti quand'ero crisalide
spesso miriadi della mia specie perdono la vita
contro una debole scintilla che tu hai emanato.
Ancora un'ora e la mia povera vita se ne sarà andata:
Ma il mio ultimo sforzo come il mio primo desiderio non avrà
altro intento che di accostarmi alla tua gloria: allora, dopo aver ottenuto 
di captare un tuo raggio, morirò contenta.
Poiché per una volta avrò contemplato nel suo splendore perfetto
la sorgente della bellezza, il calore della vita"

C.G. Jung, La falena al sole, V. p. 88

"Questa via vi conduce alla meta
ma tu, giovine, devi vivere da uomo.
Ascolta il nostro insegnamento: 
sii saldo, paziente, taciturno"

W.A. Mozart, Il flauto magico


Nulla, forse mai nulla potrà confortare questo vertiginoso senso di vuoto che fin dalla nascita pare abbracciarmi e perseguiarmi. Nulla e nessuno, perché nessuno di coloro che mi circondano sembra aver davvero provato un dolore tanto viscerale come il mio.
Vedere il proprio corpo e non riuscire ad indirizzarne il fine, sforzarsi di pensare che ogni cosa migliorerà senza però ottenere alcun risultato concreto...avete idea di cosa voglia dire? Perché è facile di parlare di potere della mente e di forza di volontà quando sì è abituati a relativi e continui successi, ma quando l'abitudine è il fallimento? Non parlo di fallimenti intrinsecamente voluti eh, parlo di sfortune che prescindono dalla volontà del singolo, quelle che perseguitano gli apparentemente eterni mediocri come me, che intralciano sempre qualcuno con il loro fare goffo e disattento, che sono nati meno abili ma vengono linciati come demoni da improvvisati e ben poco qualificati esperti di psicanalisi. Esperti che, tra l'altro, non sembrano avera mai provato l'incontenibili angoscia dell'essere continuamente lasciati indietro...

Fanculo cazzo. Vi odio tutti.
Vi odio perché non capite che l'unico motivo per cui la vostra forza di volontà riesce è perché i vostri mezzi fisici sono come minimo trenta volte superiori ai nostri. Vi odio perché vi permettete di giudicare quando nessuno di voi conosce gli sforzi che ogni dannatissimo giorno noi nevrotici del cazzo dobbiamo fare per smettere di essere dei pesi, delle palle al piede, per diventare forti e non sentirci più messi da parte. Vi odio eppure sono ancora qua, nel mezzo. Completamente e conforevolmente intorpidito, saturo di rabbia sincera contro un corpo che non accenna a migliorare a discapito degli incessanti sforzi della mia anima tormentata.

Ma in fondo è sempre stato così. Per quanto ci provassi sono sempre finito in secondo piano, in seconda fila. Sempre.

Nascondendo le lacrime e stringendo i denti.
Ma sempre.

Sempre, nella speranza che qualcuno potesse guardare con amore la mia essenza, e dirmi finalmente che cosa diavolo sono...

Amen.

 Gaetano Previati - Il sogno, 1912

Essere un nulla senza fondo
senza virtù, senza doni;
 queste aggressioni mostruose
alla mia vita altro non trovo

che un ossequioso disprezzo


Dio mio, per favore...salvami...

Ascolto abbinato:

Pink Floyd - Confortably Numb





lunedì 12 agosto 2013

Aeneadum Genetrix

" I versi del sublime Lucrezio soltanto allora morrano
quando un solo giorno trarrà a rovina la terra"
Ovidio, Amores, I, 15, 23-24
A tutti i nevrotici
I. Hominum divumque voluptas

Ho conosciuto una fugace sofferenza
all'occhio umano poco più
di una ridevole cauzione

Non c'è speranza nell'assenza quest'oggi
nessuna luce in questo giogo
che mi cancella l'attenzione

Non c'è saggezza, nessun canto
soltanto ceneri nel petto
e questo pianto che mi incanta

che senza voce mi  consuma

II. Mavors armipotens regit

Odia la vita!
L'incomprensibile potenza
della sua inferma aridità

Perché ogni cosa grida e mormora
in un respiro elementare e avito
ogni materia è già dispersa

nel mare ingordo che ha inghiottito
chiare speranze sulla nostra pelle
in questa vita che prosciuga fino al vuoto

Nessuna Dea caro Lucrezio
genererà da questa schiuma
nessuna Dea portà piegare il ferro

neanche per te, cantore ardito
che fra gli spettri sei il più fiero
il più grandioso di tutti i poeti

III. Quae religio pedibus subiecta

Ascoltami allora
Dio degli uomini !
Infinito, immortale:

Ricorda il culo di questo Lupis
che nella gioia ti ha voluto accanto
e nella furia ha bestemmiato il tuo nome


William Adolphe Buerau - Nascita di Venere

"Qual beneficio infatti a esseri immortali e beati
potrebbe venire dalla nostra riconoscenza per
cui s'inducano a fare qualcosa a nostro vantaggio?
O quale novità potè dopo tanto allettarli, per 
l'innanzi quieti, a voler mutare la vita di prima?"
 Lucrezio, De rerum natura, V, 165-169

Ascolto abbinato:

Death Cab for Cuties - Trasatlanticism

giovedì 11 luglio 2013

Il Dio umiliato

<<Noi siamo stranieri davanti a Te, e pellegrini come i nostri padri>>
Davide, Primo libro delle cronache, cap. 15, v. 29

Sono circa quattro anni che non riesco a scrivere con continuità.
Quattro anni. Un periodo infinito.

E mi è così chiaro oggi, nell'umido esofago di questo squallido autobus, in questo veicolo di di anime splendide,  alacremente innaffiato di  amarezza. Così lampante in quest' asfalto che sfugge , che rivela il divario fra il mio esistere e la Poesia.

E' come se i versi stagnassero feroci nell'animo, per rivelarsi all'assenza dei miei timori in prolusione. Come se le ventate di angoscia che mi assalgono rivelassero la verità della mia intensa inettitudine...

La Poesia è la preda mortale della mia essenza travagliata.
Una preda viziosa, che si palesa solamente all'immagine ostile del mondo, all'incisione truculenta di questa franca infondatezza al successo.

Eppure c'è soltanto Lei, solo Poesia...

Come se poggiassi su di un unico  frammento di pianetammentre  il resto capitola  in ammassi di fanghiglia malata.

Come se scoppiassi in note  ogni persona che il mio sguardo afferra.

Come se nuotassi in cavità siderali, avvinto e fragoroso, decomposto in un  barlume di quanti.

Come se scavassi   nel gorgo, nel vuoto, e ritrovassi le mie  mani emaciate. Come se mi scoprissi finalmente libero dal dovere di guarire...

Dal dovere di essere Fabio.

Come se fossi me. Per una volta.
Soltanto me...


Aprimi le palpebre:

Aprimi le palpebre e osserva
di là del sangue e della carne
una voragine di ingorda cecità

Quando vivemmo quel giorno severo
alla ricerca dello spazio morente
quando alla notte divorammo la giustizia

per vomitarla sulla faccia di Dio


Salvador Dalì - Cristo




"That’s me in the corner
that’s me in the spotlight, I’m
losing my religion
trying to keep up with you"




Ascolto abbinato

Tesseract- Concealing Fate part.6, Origin



domenica 30 giugno 2013

Ogni molecola del mio respiro

A S.B.
Per sempre tuo.


Egon Schiele - L'abbraccio


"Dopo un po', rinfrancati dalla visione del mondo esterno, si sentirono stanchi e vollero addormentarsi l'uno accanto all'altra. Non colsero la loro presenza reciproca, eppure questo era ancora un sentimento - già molto piccolo e dileguantesi nel buio - come verso tutti e quattro gli spazi del cielo"

R. Musil - Il compimento dell'amore; Congiungimenti

I. Nevicata Estiva

Ora la neve ci seppellirà.
In quest'estate profanata
Si inonderà di una ferita aperta
Così incrociata di violenza
Farà del cielo solo viscere e sole

Quante parole mi han veduto
In questi anni?
Con che ubriachezza mi concludo?

E la bellezza delle felci
mi sconvolge
Questa mia anima pesante
coglie parole di mortale infiorescenza.
Che cosa posso cercare?

Perché la neve ci seppellirà ,
Amore mio,
Sebbene neve non sprofondi da tempo,

Sebbene gli anni seguiranno
Senza distinguersi dai miei turbamenti
E non avrò che una cordiale libertà
E sarò solo senza voce e cieco

Quando la neve ci seppellirà...

II. Sciogliersi

Cos'hai veduto di novembre Amore mio?
Hai assaporato il suo colore di spettri?
Questa nascosta libertà della violenza
La crudeltà dei rami secchi e ridenti
Cos'hai veduto amore mio?

Io non ho visto che l'odore delle foglie
Niente di più che bianche spiagge d’Inverno
le rive smorte dalla spuma gelata
come una madre sulla salma del fanciullo

Che come loro sono affranto Silvia mia
Che sei più bella delle sponde del cielo
Che la tua forza dirompente
Mi spaventa
E le tue mani mi feriscono la pelle

E avrei per te tutto il pensiero Amore mio
Potessi cogliere novembre nelle ossa
Potessi avere  la mia anima che è spoglia
e  cancellare questa neve che mi squaglia

III. Vapore

Ora la neve irromperà
da questa stanza.
In queste mura dai riverberi atroci
Seppellirà la concretezza della carne

E sarà bello come noi,
come la cosa più importante e feroce
ti sentirò perché non ho che queste armi
e la tua voglia di bagnarmi di te.

IV. Ciò che resta...

Ti amo.
Così veemente ti amo
Che sento solo di toccarti nel pianto.
Così grondante ti amo,

Che sei lo spasmo nella pianta
La morte che ammiro
Ogni ragione dei miei tendini
Ogni molecola del mio respiro


"Nelle notte poi, si era svegliata come ad uno scampanellio. Ebbe la netta sensazione che nevicasse. Guardò verso la finestra; la neve formava nell'aria quasi un muro soffice e pesante. In punta di piedi, scalza si diresse alla finestra. Tutto avvenne in una rapida sequenza, aveva l'oscura impressione di posare per terra i suoi piedi nudi come un animale. Poi si mise a fissare stupidamente l'intreccio serrato dei fiocchi.
Fece tutto ciò nell'identico stato d'animo con cui ci si sveglia di soprassalto nel sonno, nel breve spazio di una coscienza che emerge come una piccola isola disabitata. Le parve di essere molto lontana da sé. E d'improvviso ricordò, ricordò il tono che aveva accompagnato le parole: qui saremo sepolti dalla neve"

Ibidem
Ascolto Abbinato

Nelly Furtado- Manos al aire

sabato 1 giugno 2013

Due elegie. L'uomo senza pregi.

[Apro questo post con una breve premessa: i pochi di voi che mi seguono avranno certamente notato la mia assenza abbastanza prolungata dal web, e spero non me ne abbiano a male. Purtroppo gli esami ed altri vari impegni mi vedono abbastanza occupato e ben poco disposto a proiettarmi in quell'atteggiamento mentale che mi è  necessario  per poter commentare decentemente i vostri splendidi lavori, ed  è principalmente per questo che in questo periodo risulto così assente. Mi rivolgo a voi, in particolare: a Zio Scriba, lettore/ scrittore a me carissimo e persona a dir poco squisita; a The Mist, rara perla di sincerità in questo atomo di accecante ipocrisia; a Kyra, che sembra avermi adottato illegalmente onorando il mio blog con il suo intuito penetrante; a Lilith, compagna di scuola e vera speranza del mondo; e a Martina, nuova conoscenza che non ha però mancato di disturbarsi a commentare quei pochi articoli che ho faticosamente partorito. Mi rivolgo a voi che credete in me, e vi ringrazio. Vi ringrazio e spero di potervi seguire ancora, di avervi ancora accanto in questo mio percorso di crescita discontinuo e squilibrato,  perché è solo grazie a voi che sono ancora qui a tentare, e solo grazie a voi che esisto. Un abbraccio d'amore. ]

" Come si volgerà Agathe, come sorriderà alla riva? Leggiadramente. Come ogni perfezione...Eppure ogni bellezza perfetta - un animale, un quadro, una donna - non è che l'ultimo pezzo di un cerchio: una curva è perfetta, lo si vede, ma si vorrebbe conoscere il cerchio...allo stesso modo si può ammirare un  bel cavallo maremmano, perché in esso si rifletto come in uno specchio tutta la pensante bellezza dei campi e della via rurale. Ma se dietro non c'è niente? Niente di più che dietro i raggi del sole che danzano sulle pietre? Se questo infinito di acqua e di cielo è inesorabilmente aperto?"
Robert Musil - L'uomo senza qualità


Ama ciò che credi:

Ogni bellezza perfetta infranta qui,
presso la riva dei miei sfinimenti
Ogni passione calcolata e persa
Ogni tensione riallacciata
Come un rosario di viscere
Ridotto a tale congestione
Incautamente mi declino in passi
E ad ogni passo io lo so:
Che sempre più nel profondo
Sempre più intensamente
In me si intreccia il panorama del Mondo.

E affondo i piedi nella sabbia stellata
E fendo l'aria con le braccia aperte



Paul Cézanne - Il dolore ( La Maddalena) 

L'Uomo di Musil:

I raggi del sole hanno pretese sciocche,
Stuprano il grano con violenza immane
Pongono veli cristallini
Sulla rurale esistenza dei campi
Placano acide visioni
Con armonie di sarcasmi
Mostrano i doni degl’uomini
Fra costipati timori alla vita

E sono solo nel mio cercarmi.
Alieno d’ogni elegia
Perduto al colmo del tempo
Ho dieci dita e qualche sputo
Su questa calda terrazza.
Dieci dita è ciò che sono,
che cosa cogliere soltanto
da questo cielo senza marmi?

Da questo spazio enciclopedico e vuoto
Che puoi vedere cieco uomo
Soltanto sensi violentati
Da grandinate di parole
Frantumazioni d’entropia
E mute scorze di dubbi
In quest’oceano senza strade tu li vedi
Inesorabilmente aperto

Anche i miei occhi sono aperti
Amico mio
E la mia stupida testa
Sono aperti! E la mia vita ch’è nient’altro
Che un delegarmi di paura
Ingorda e cruda freddura
Di una Novella logica

E la premessa di una tomba inconclusa
Ascolto Abbinato:
Ludwig Van Beethoven - Sonata per Pianoforte n° 8," Patetica"



giovedì 2 maggio 2013

Cazzotroia

"Gli atti insensibili della tua leggerezza
                                                Molti, ma molti.
Sono sospeso qui, uno spaventapasseri per amanti"

Ezra Pound- Omaggio a Sesto Properzio, XI, 1917


Ho un piercing, tre orecchini e tre tatuaggi in incubazione. Ne vado fiero, dannatamente.
Non perché mi piaccia pavoneggiarmi eh, sia chiaro, né tanto meno perché ritenga sia una cosa particolarmente anti- conformista; tutt'altro semmai.
Io ne vado fiero perché questi buchi, queste cicatrici luminose e metalliche, riflettono ed incorniciano la realtà dell'epoca che mi ha... ci ha generati.  Un'epoca ferita, appunto, allucinata e ribelle non in quanto rivelatrice di nuovi valori,  ma come figlia di ben due secoli di estenuanti ribellioni viscerali.
Daniel Pennac rende molto bene questo concetto, quando definisce questa nostro presente come un'età miseramente "disincarnata", suggerendoci così innumerevoli significati ed indefinite possibilità d'interpretazione.

Perché disincarnata? Forse perché priva  del suo antico retaggio ideologico, perché snaturata e spolpata viva della sua consistenza apparentemente universale. Tutti noi, dopotutto, siamo la somma complessiva di un precedente secolo di furore edipico e cannibale che, sull'esempio del buon Freud, ha esaurito  le sue energie nell' evirare e nello spodestare i suoi vecchi padri, per cancellarne lo stampo genetico da qualunque speculazione futura. Una tensione squisitamente parricida, sulla via della quale abbiamo perdute la fisionomia stessa delle idee, la vera forma di una qualunque possibile svolta filosofica.

In poche parole, abbiamo perso consistenza. Siamo frammenti, poco più che rovine su cui, parafrasando Elliot, possiamo soltanto puntellare il nostro esile sforzo di esistere.
Pascoli non scrive per poemi, scrive per frammenti. Un corpus amaro di impressioni divergenti e per nulla univoche; parole murate da atomi maligni ed opachi,  circondate da livelli elettrici desolanti e insalubri.
Ungaretti scrive per frammenti. I cocci aguzzi di Montale sono frammenti che riflettono il sole, un sole accidioso tra l'altro, che non dà vita, né calore, né ristoro.

Paul Delavux - Lo specchio

La nostra epoca è disincarnata perché il dominio delle macchine ci ha condannati ad una senescenza veloce e muta, alla completa anoressia dei valori. 
I nostri corpi sono obesi, ma i nostri spiriti mostrano al mondo la nostra ossatura violenta, il nostro endoscheletro istintivo di iniquità, stupri, dominanze aleatorie e tendenze omicide.
E' di quest'epoca che siamo figli, ci piaccia o no.
Ed i tatuaggi, i piercing o i dilatatori estremi non sono altro che l'espressione più franca e rudimentale di questo disagio che lacera ( letteralmente) la comodità delle nostre case, che rovina le nostre viscere già crudelmente infiammate dalle schifezze dei fast-food e dalle bevande iper-glicemiche. Ma proprio per questo ne vado fiero, cazzotroia

Fiero della mia aberrante deformazione intrinseca, fiero di questa mia inconsapevole auto-mutilazione del'essere. Come mille altri ragazzi, sono fiero di non essere altro che un misero lineamento sul trasognato volto del Tempo, ignorante, tremendamente disattento, bombardato dai mass-media ( e le bombe, si sa, lasciano ferite profonde...bucano...), annullato nella mia identità.
Con questi anfibi scritti col bianchetto, le maglie tremende ed i jeans strappati con le forbici.
Con il fumetto di Lanterna Verde vicino allo Zibaldone, il Vangelo vicino ai videogiochi, un cd di Rachmaninov vicino ai fottutissimi Slipknot...

Io sono fiero di essere tutto questo. Un'interminabile alternarsi di austero vuoto.
Che lo si neghi o no, che lo si accetti o si rifiuti, io sono una molecola di questo tutto sgangherato, ed anche tu, che per la strada mi guardi storto, sei una parte completa di questa mia eterna frustrazione.


" Il numero di tizi con barba di tre giorni a quella cena di quarantenni! Strana epoca, però, la meno movimentata che ci sia, assicuratori, avvocati d'affari, banchieri, esperti di comunicazione, informatici, operatori di borsa, tutti stipendiati da un mondo virtuale, tutti sovrappeso, sedentari da sfondare il pavimento, il cervello zeppo di gergo aziendale, ma tutti con facce da avventurieri, reduci da chissà quale spedizione, appena tornati dal Ténéré o scesi dall'Annapurna, come minimo. Il perizoma svolge lo stesso ruolo per la giovane signora N.: più virtuosa, ci metterei la mano sul fuoco, della compianta Zia Noémie. In sostanza, la moda per antifrasi.  Quanto ai figli, questi piccoli tatuati, questi piccoli  portatori di piercing, sono, nel senso letterale del termine, segnati da quest'epoca disincarnata"

Daniel Pennac- Storia di un corpo, 2012



Ascolto abbinato:

Tristam - Shine


mercoledì 10 aprile 2013

La mia vita

A Dante Alighieri
Sommo poeta, artigiano della lingua nostra
Del desiderio cantore immenso.
Alla tua forza nessuno
nessuno mai.

Io sono il figlio di morente scienza
che lenta lenta si muove
e cade spenta

e si attanaglia violenta
come sospesa in un dolente moto
in gorgogliante visione

questa paura che scuoto
alle mie ciglia senza azione 
ha una tensione che s'inarca lenta

e le mie iridi bianche
 questo miraggio che esplode.
Fra le elegie di questa notte

un feretro vuoto


Et in Arcadia Ego- Guercino


Ascolto Abbinato:

Periphery -Light



sabato 23 marzo 2013

Pensiero brevissimo.

Preferisco sempre gli animali
agli uomini

Almeno loro sai,
di umanità non puzzano 

Scritta il 12/02/2011


Sono le 5 del mattino, non ho dormito e non ho sonno...

Fra le voraci metastasi della notte bianca - dolci fiumane che divorano il  pensiero - fa capolino una sola  certezza: la vergogna. 
Profonda vergogna per la mia torbida essenza umana.

Non quella animale, sia chiaro. Quella umana. 
Unicamente e specialmente, come un feroce reflusso del gene sapiens...
Idiosincrasia delle radici
Paura di un Bene inesistente?...

Che poi, questo mito moderno della relatività...siamo sicuri che abbia un senso?
Esiste il Buio, esiste la Luce?

Io non lo so...io ci credo. Voglio crederci! CREDERE!
Credere ed amare. Amare e sorridere. Soffrire ed alterarmi...

Trovare il Tutto in una fervida pienezza, e trasmutarmi, copioso,  nelle pregevoli sezioni del cielo. 

lunedì 18 marzo 2013

Nutrisco Et Extinguo.

<< Se non ti sputo in faccia è per non sporcarmi la saliva>>
-  La mia testa di fronte alla preside. In silenzio -

La scuola soffoca le sensazioni, la loro progenie...
Arride alla transigenza, consuma ogni giorno in costrizioni ventricolari.  
La scuola postula, archivia ed uccide. Uccide!
La scuola ( Dio cane), è stata la scuola a rovinarmi la vita...

Ha preso tutto ciò che avevo. Mi ha rubato i libri ed il pianto,  la nullità e l' idiozia. Mi  ha cancellato dalla vastità animale, dal sacrosanto diritto alla regressione ferina...
Eppoi ha toccato il mio corpo...

La scuola l'ha irrigidito, il mio corpo. Ha sigillato la schiena in onanismi tarsali, avviluppato gingilmi e articolato le mie braccia.
Dandomi nomi e numeri, ha dominato la mia gaia armonia.

DIOCANELURIDOPORCOMERDASTRONZOPUTTANALAMADONNA!

- Scusami Dio, fratello. Comprendimi... Tu che sei più grande di me, che del mio odio fai carezze...comprendimi.-

William Blake- Il corpo di Abele trovato da Adamo ed Eva; 1825

E la passione la mia troclea crespa. Mi muove lo sguardo nell'orbita del Tempo...
Orbita! Orbita!...Guardatemi tutti le orbite!

( Perdonami Fratello... Perdona quest'aria che i polmoni non trattengono, e le tremende contrazioni del mio stomaco. Perdonami Amico, perché sono simile a te...

Se non si accende la luce perdonami.
Se dormo troppo, perdonami.
Perdonami mentre scopo e godo.
Perdona le mie Verità... 

<< Ragazzo, sto solo cercando di farti ragionare>>

Perdonami se non ragiono, talvolta.

<< Il fatto è che a te non interessa la cultura! Non ti interessa vivere! Non ti interessa NIENTE!>> 

<< Sei rigido, rigido più di tutti gli altri>>

Rigido come una spugna al sole. Privato dell'acqua dai  singhiozzi.

<<Rigido, rigido, rigido>>

Ma io non ho paura...loro me l'hanno detto. Lo dicono tutti:
La Scuola è la vita gente. La scuola ci salverà!

<<Segnatelo, questo Lupis. Riporta tutto alla commissione d'esame... si vede che non gliene frega proprio un cazzo di niente. Segna quel suo sguardo assonnato, le pulsazioni irregolari. E quell'ironia spavalda che gli spunta dalla bocca..segna pure quella...>>

Ci salverà...tutti.

Venite sotto a queste dolci mura ! Ecco la polvere compagni, la polvere...
Vieni con noi. Ti mostreremo la pienezza della specie,  la leggerezza di uno
specchio placcato. Ti inietteremo la verità e il disgusto. E quando avrai 
abbastanza paura, ti insegneremo a giudicare e a Credere...
ah, stai pur certo che capirai ogni cosa! 
Vieni con noi, vieni! In questa dolce opulenza sarai grande!
Il più sapiente di tutti gli schiavi!




Ascolto Abbinato 

Gustav Malher- Sinfonia n° 5 Adagetto


In alternativa ( in fondo sono pur
sempre incazzato nero):

Metal Gear Rising Theme- A Stranger I remain


sabato 9 marzo 2013

Fuck.

Perché?
Perché mi ostino così dannatamente
a vivere?...

Le solitudini dell'aria si delineano in oppressioni carnicine,  riflettono in me una pellicola plumbea,  i tremori di un'ardita opulenza. Inaspriscono la nausea, la repulsione del mio stomaco per la sua stessa organica vitalità (  Non mi digerisco? O forse non vedo l'ora di scindermi in atomi, di inacidirmi in atomi? ).

E tutto quello che un tempo è stata la mia pelle, ad ogni passo fa ritorno al silenzio.
La lucidità della mia giacca in eco-pelle sotto la pioggia, la pesantezza dei miei anfibi aggrappati alle gambe. Ogni cosa è silenzio aspro,  la sensazione sulfurea e  di un' imminente catastrofe temporo-mandibolare. Un pianto nevrotico forse. Un urlo orgasmico alla raziocinante nefandezza del cosmo.

TU NON SEI NIENTEDINIENTEDINIENTEDINIENTEDINIENTEDINIENTE...

Questa energia...
Perché mi ostino a vivere?

Andate tutti a fanculo.

Ascolto Abbinato


Cahb - Secrets


domenica 3 marzo 2013

Canto in diminuendo


Anselm Feuerbach - La battaglia delle amazzoni, 1873


[ Scritta in un getto disarmonico il 03/03/2013 ]

[ Nota introduttiva: Pentesilea è la regina della Amazzoni che fu uccisa da Achille in duello e violentata una volta che, feritala al seno, inchiodatala al cavallo e sollevatole l'elmo, quest'ultimo fu colto da un'incontenibile passione per lei. L'orrido - ma splendido a parer mio - Tersite, che assistette alla scena, derise allora il pié veloce che per tutta risposta lo colpì  con un pugno, uccidendolo tragicamente. A voi le dovute conclusioni e la relativa interpretazione]

I.

Con la pazzia mi sono affranto
In una conca di vana magrezza
Ho vaneggiato la potenza
Della tenebra
Disperso aride voci
In uno stimolo di grigia parvenza.
Ma nonostante l’irrealtà
Della mia voce
Al pianto triste non rimangio nulla
Che senza gola ho resistito e difeso
Ho vaneggiato le ferite
Fino a disperdermi nel gorgo.
Abbacinante dolore.
Il figlio d’uomo sta tornando all'ovile
Guarda il suo viso, razza spuria!
A te ne caglia, lo sai?
Ogni parola proferita
Un’abrasione sull’ambrata pelle,
Ogni parola che respiri
Ritorna ora da un miraggio di ricchezza.
Viaggiò dai Fiordi al Mandango costui,
Attraversò pallide vie
Incastonandosi di vuote sapienze
Accompagnò le sue illusioni
Con la paura di scoprirsi un frammento.
Da dove torni figlio d'uomo
che supponti?
Nel tentativo di salvarti
hai consumato la tua pelle di cielo
nell'osservare l'orizzonte
Hai reso aridi i tuoi stanchi occhi
Non hai più forza né capelli
sei muto,
e il troppo amore per la terra
ha cancellato dal tuoi piede l'avvenenza 
Ma per placare tutto questo hai lottato!
Hai costruito scalinate di ambizioni,
Hai crocifisso l’assoluto
Su di una bianca croce

E voi venite, scimmie stolte
Venite all’ombra della bianca croce!
Dietro ai racconti delle facce vostre
Vi mostrerò come adorare
La polvere
Dietro le solfe dell’assenza,
vi mostrerò come baciare il Demonio,
le insostenibili prove
di un’esistenza senza forma!
Vi parlerò di una pretesa
di granito
Di questo tempo che la razza ha smarrito
ormai piegata alle pretese del cielo
dove ogni gemito è  accaldato e smunto
in una nube di accorata schiavitù:
tu dormi da schiavo Uomo,
vita del Mondo
Della fatica e del ristoro schiavo.
Viviamo schiavi ogni risveglio
Della auto chiuse a mezzanotte
E dei respiri senza spasmo
Fra le gelose impressioni dell’alba
Schiavi del corpo e dei rimorchi
Schiavi boriosi di discorsi
E di una corsa sportiva e morente.
- Correre agli idoli il canto:
questa mia razza che correndo
ha dato sangue al suo decorso-
Ma In questa satira dei tempi antichi
Non trasmettiamo  che un’assenza animale
Abbacinandoci in continui sbagli
Non trasformiamo che gli istinti in arsure
Dei numi anitichi le pedanti paure
Non risultiamo che una gracile somma

Ma tu Tersite, gambe storte
Le membra calde tu non desti alle fanciulle
Non conoscesti mai gli abbracci e la pelle,
Che troppo tremule le dita
Fecero fremere le grida ai sapienti
Ti procacciarono l’esilio e il fango,
anche se il Pelide vedesti umiliarsi
e nella morte consumarsi la più fiera
La più grandiosa delle ardite guerriere.
Dare la morte ed adorarla lo vedesti
Pentesilea dall’occhio spento.
Sul bianco petto dismembrato
Tu ne osservasti la bramosa in caduta                                                
Ma nessun gemito in lei, o respiro                            
che così immota e penetrata
Non accennava ad uno sguardo alcuno.
Tersite, brutto e vile
A che cagione ti dipinse
L’arte antica?
Nessuno vide alcun rimorso in te
E alla potenza del dolore non si disse
la verità dei disadorni.
Nessuno mai si accorgerà
Di quanto forte la potenza del verbo
Di chi fa a pezzi le prigioni
Che han bestemmiato la bellezza eterna

Tersite, emblema umano
Questa mia razza ha dato sangue
Al suo decorso
Ma io non sento paure
Io giaccio e rido.
Con la pazzia mi sono affranto
per questa conca di vana magrezza

II

In una bolgia sorda e greve
Ritrovo all’odio amare scaglie
Questa mia terra senza senno
Patteggia gli occhi a una perduta pace

Se la materia mi traversa
Così lieve
Un solo sguardo alla luce del giorno
Per origliare un’insorgenza che tace

E la pazzia il mio velcro fecondo
Ove in un solco di colori e luci
Serro la clade e nascondo
Crudezza

A chi fra l’uomo ha di miseria
In fondo
Resta uno sguardo senza sclera
Dove sciaborda e conta i passi

L’amarezza.

III

Ma non permane nient’altro
Che un fioco raggio di pensiero.
E immaginare
Sperare

Correre.
Illuminato un passante
Da insegne bianche
E liscie mura

E’ così triste il suo volto.

IV

Ho dato forza alla mia essenza.
Fin a esplodere.
Non osservarmi o giudicarmi uomo!
Con la pazzia mi sono affranto
In una conca di vana magrezza



Ascolto Abbinato

Chopin - Fantasie Impromptu

Io faccio schifo, e tu?

Io faccio schifo, e tu?

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