Anselm Feuerbach - La battaglia delle amazzoni, 1873
[ Scritta in un getto disarmonico il 03/03/2013 ]
[ Nota introduttiva: Pentesilea è la regina della Amazzoni che fu uccisa da Achille in duello e violentata una volta che, feritala al seno, inchiodatala al cavallo e sollevatole l'elmo, quest'ultimo fu colto da un'incontenibile passione per lei. L'orrido - ma splendido a parer mio - Tersite, che assistette alla scena, derise allora il pié veloce che per tutta risposta lo colpì con un pugno, uccidendolo tragicamente. A voi le dovute conclusioni e la relativa interpretazione]
I.
Con la pazzia mi sono affranto
In una conca di vana magrezza
Ho vaneggiato la potenza
Della tenebra
Disperso aride voci
In uno stimolo di grigia parvenza.
Ma nonostante l’irrealtà
Della mia voce
Al pianto triste non rimangio nulla
Che senza gola ho resistito e difeso
Ho vaneggiato le ferite
Fino a disperdermi nel gorgo.
Abbacinante dolore.
Il figlio d’uomo sta tornando all'ovile
Guarda il suo viso, razza spuria!
A te ne caglia, lo sai?
Ogni parola proferita
Un’abrasione sull’ambrata pelle,
Ogni parola che respiri
Ritorna ora da un miraggio di ricchezza.
Viaggiò dai Fiordi al Mandango costui,
Attraversò pallide vie
Incastonandosi di vuote sapienze
Accompagnò le sue illusioni
Con la paura di scoprirsi un frammento.
Da dove torni figlio d'uomo
che supponti?
Nel tentativo di salvarti
hai consumato la tua pelle di cielo
hai consumato la tua pelle di cielo
nell'osservare l'orizzonte
Hai reso aridi i tuoi stanchi occhi
Non hai più forza né capelli
sei muto,
e il troppo amore per la terra
ha cancellato dal tuoi piede l'avvenenza
Non hai più forza né capelli
sei muto,
e il troppo amore per la terra
ha cancellato dal tuoi piede l'avvenenza
Ma per placare tutto questo hai lottato!
Hai costruito scalinate di ambizioni,
Hai costruito scalinate di ambizioni,
Hai crocifisso l’assoluto
Su di una bianca croce
E voi venite, scimmie stolte
Venite all’ombra della bianca croce!
Dietro ai racconti delle facce vostre
Vi mostrerò come adorare
La polvere
Dietro le solfe dell’assenza,
vi mostrerò come baciare il Demonio,
vi mostrerò come baciare il Demonio,
le insostenibili prove
di un’esistenza senza forma!
Vi parlerò di una pretesa
di granito
di granito
Di questo tempo che la razza ha smarrito
ormai piegata alle pretese del cielo
ormai piegata alle pretese del cielo
dove ogni gemito è accaldato e smunto
in una nube di accorata schiavitù:
tu dormi da schiavo Uomo,
vita del Mondo
vita del Mondo
Della fatica e del ristoro schiavo.
Viviamo schiavi ogni risveglio
Della auto chiuse a mezzanotte
E dei respiri senza spasmo
Fra le gelose impressioni dell’alba
Schiavi del corpo e dei rimorchi
Schiavi boriosi di discorsi
E di una corsa sportiva e morente.
- Correre agli idoli il canto:
questa mia razza che correndo
ha dato sangue al suo decorso-
Ma In questa satira dei tempi antichi
Non trasmettiamo che
un’assenza animale
Abbacinandoci in continui sbagli
Non trasformiamo che gli istinti in arsure
Dei numi anitichi le pedanti paure
Non risultiamo che una gracile somma
Ma tu Tersite, gambe storte
Le membra calde tu non desti alle fanciulle
Non conoscesti mai gli abbracci e la pelle,
Che troppo tremule le dita
Fecero fremere le grida ai sapienti
Ti procacciarono l’esilio e il fango,
anche se il Pelide vedesti umiliarsi
e nella morte consumarsi la più fiera
La più grandiosa delle ardite guerriere.
Dare la morte ed adorarla lo vedesti
Pentesilea dall’occhio spento.
Sul bianco petto dismembrato
Tu ne osservasti la bramosa in caduta
Ma nessun gemito in lei, o respiro
che così immota e penetrata
che così immota e penetrata
Non accennava ad uno sguardo alcuno.
Tersite, brutto e vile
A che cagione ti dipinse
L’arte antica?
Nessuno vide alcun rimorso in te
E alla potenza del dolore non si disse
la verità dei disadorni.
Nessuno mai si accorgerà
Di quanto forte la potenza del verbo
Di chi fa a pezzi le prigioni
Che han bestemmiato la bellezza eterna
Tersite, emblema umano
Questa mia razza ha dato sangue
Al suo decorso
Ma io non sento paure
Io giaccio e rido.
Con la pazzia mi sono affranto
per questa conca di vana magrezza
II
In una bolgia sorda e greve
Ritrovo all’odio amare scaglie
Questa mia terra senza senno
Patteggia gli occhi a una perduta pace
Se la materia mi traversa
Così lieve
Un solo sguardo alla luce del giorno
Per origliare un’insorgenza che tace
E la pazzia il mio velcro fecondo
Ove in un solco di colori e luci
Serro la clade e nascondo
Crudezza
A chi fra l’uomo ha di miseria
In fondo
Resta uno sguardo senza sclera
Dove sciaborda e conta i passi
L’amarezza.
III
Ma non permane nient’altro
Che un fioco raggio di pensiero.
E immaginare
Sperare
Correre.
Illuminato un passante
Da insegne bianche
E liscie mura
E’ così triste il suo volto.
IV
Ho dato forza alla mia essenza.
Fin a esplodere.
Non osservarmi o giudicarmi uomo!
Con la pazzia mi sono affranto
In una conca di vana magrezza
Ascolto Abbinato
Chopin - Fantasie Impromptu
Il correttore di bozze che sonnecchia in me non può non segnalarti al volo un refuso (fra l'altro divertentissimo) nella nota introduttiva: "lo colpì con un PUNGO". :-))))
RispondiEliminaAhahah un pungo. Correggo subito, grazie ^-^
EliminaPer il resto ti piace?...
EliminaNon è male, ma ho dovuto metabolizzarla un po'... Forse ha un sapore troppo antico (intendo la forma): a pelle mi piacciono e mi conquistano di più le precedenti prove, più selvagge, più ricche di forza primordiale combinata con fresca disperazione giovanile, e anche più godibili, ma insomma, non prendermi troppo sul serio, sono pur sempre un rozzo outsider che capisce poco di quello che legge... :-))))
EliminaBeh la forma "arcaica" è voluta, e d'ispirazione vagamente Leopardiana pure... vagamente XD Questo è un lavoro molto più ragionato e cervellotico rispetto agli altri, non a caso l'ho chiamato "canto" e ho usato un espediente classico come la figura di Tersite...
EliminaE' un peccato u.u speravo avesse un migliore effetto sui lettori, ma amen.
Un abbraccio carissimo u.u
Ma l'effetto è comunque ottimo: il mio era un esaltare le cose precedenti, non un denigrare questa... :-))
EliminaL'approccio arcaico rivela la varietà delle voci e delle corde a tua disposizione, e una simile ricchezza non fa mai male...
Abbraccio ricambiato :D
E' il Leopardi che è in me che tenta di emanciparsi dagli anfibi, dai capelli lunghi e dai piercings credo u.u
Eliminati ringrazio per l'apprezzamento mooolto gradito u.u
Uomo del mondo
RispondiEliminatu dormi da schiavo...
Della fatica e del ristoro schiavo
E di una dolce opulenza,
Viviamo schiavi ogni risveglio
Ho dato forza alla mia essenza.
Fin a esplodere.
Avrei letto meglio "viviamo schiavi di ogni risveglio", bravo Lupis :)
Dopende perché secondo me si collega male con il "della " che inizia il verso successivo, ma ti ringrazio per il consiglio u.u
EliminaQuesto è il mio parerE... se tu ritieni che ci stia obbiettivamente meglio lo modifico u.u
RispondiEliminauhmm.. bisognerà chiedere allo Zio ;)
RispondiEliminagran ritmo la disarmonia !!!
RispondiEliminaIn effetti è pessima u.u XD ahahah lo prenderò come un complimento ^-^
RispondiEliminaIl legame quasi assente dei componenti della poesia trasmettono un fascino particolare, innovativo; l'arcaico aggiunge un tocco invitante alla poesia, che quasi ti "istiga" a leggerla tutta, fino alla fine. Non trovando un percorso ben definito nella poesia, mi ritrovo ad aspettarmi l'impossibile, o meglio, qualcosa di nuovo in ogni strofa, non posso prevedere quello che scriverai nel verso successivo; mi è stata un po' difficile la totale comprensione del testo, ma questo è un problema mio perché io e l'arcaico non andiamo molto a braccetto xD Comunque sia ci sono state parti che mi sono piaciute molto, quindi ti faccio i miei più vivi complimenti! La mia capacità di scrittura non è nemmeno comparabile alla tua .O.
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