[James Jones - Da qui all'eternità]
Questa potrebbe essere una bozza per una raccolta, o un insieme di poesie raggruppate sotto uno stesso nome. Non m'importa più di tanto alla fin fine...
So solo che questi lavori in particolare li ho sentita, le ho sentita molto...la amo in modo speciale, a prescindere da qualunque giudizio estetico, e non so proprio perché.
Parte I
Canti della città e dei corpi senza ossa:
Volo di rondine:
In questo schizzo antebellico e sfasato d'anima
immenso e spurgato come un bianco guscio
di conchiglia
io sono danze di tremende rondini a sprazzi
natura senza vita collo
senza vene
strada dalle braccia monche che pian piano carezza ruote e passanti
Musica baciata di rime senza freni e che non vuole entrarti
nelle orecchie
palmo di mano che rifiuta la scrittura, corpo che rifiuta
il grasso della carne
un graffio sul volto in ogni accenno e in ogni parola come un lucente
coltello
Sia quel che sia allora
sia quel che sia
singolo impeto brutale
Io oggi assomiglio al freddo fiume alla mia finestra
da dove placido proviene un grido storto d'anatroccoli
Ed non so affatto, a questo punto
se sia davvero reale,
Dimmi, è reale?
Le palpebre piegate pian piano al sonno
le linee rette della stanza come tetre immagini
e questi tendini smielati
svuotati a fatica
Tutto è svuotato, alfine!
Io sono svuotato
evirato
Merda! Cazzo! Culo!
Dita come lame di ruggine
lenzuola come rosari
contati sbiechi in un delirio supino
pregando blande verità a questo letto cigolante
dormendo sempre fino a tardi
sveglio
accarezzandosi il cazzo come potendovi fermare
le probabilità
E ricordarsi di colpo delle catene di un cuore
sensibile
il più pesante fardello
il nodo alla lingua
il rosso pulsante dei miei muscoli
tutto ciò che non vorresti mai essere
Caldo, generoso, indesiderato.
Merda!!!!
Comunica cervello, ti prego
parla,
continua a scrivere, a cantarmi della Storia di primigeni uomini
Cicerone, Joyce, Rembrandt
Dimmi se non è reale
mentre accarezzo il mio cazzo
pensando a quanto faccia nausea raccogliere poesie
Pensa
riempi taccuini di pagine
ma bada che mai nessuna di esse abbia un senso
va tutto bene in fondo, sei un bravo ragazzo
di certo troverai la tua strada
Illuso, stupido, ignorante
Ed Il mio sguardo ha bisogno di me, per sopravvivere
la mia bocca d'un bacio d'idee
appena appena filosofiche
Quindi ascoltami, cervello
Cadi e spezzati così, di fronte al cielo
Così, dolcemente
come un fauno, come una rondine
Città:
Una città tu sei
una puttana dalle cosce annerite
dai polpastrelli umbratili e secchi
e luminosi
arsa viva nell'impegno violata
nel sangue
Un'inutile, fredda, trasognata città
di sodomiti e transessuali e lettori nevrotici
città buia di vomito
che il sole ruvido trapassa a fil di lama
Corpo:
Come si è umani?
Qualcosa di più dell'essere umani
del propriamente essere umani nel corpo?
Come si può essere un corpo?
Come si supera l'anestesia
di centinaia di anni di oceani di parole
Come si può essere una mente, un'anima
quando un bambino ti corre davanti e celia il mondo
con la sua piccola risata ammazzadraghi?
Io non lo posso comprendere
ed il dibattersi dei vermi nella merda mi abbaglia
più di qualunque piccolissima aurora boreale
anche loro ammazzadraghi
ingoiatori di civiltà
Minacciatori delle perfette colazioni borghesi
Nessuno ha un corpo, nessuno ha niente
E quindi allattami, Madre della terra profonda
non importa da quale seno non importa
da quale gravida mammella avvizzita
La libertà dei poeti si sa
fa sempre troppe confidenze
Fronde:
Attendo l'assenza alle fronde dell'anima
Stordito a priori
eccitato
da un rag jazz dal sapore di Monkiano
Stordito a priori
-di questa dignità lo stridere-
un ingranaggio che preme sulla testa
Che incapace che sono!
Non so attaccarmi, o infilarmi, o dosarmi
Non sono il cilindro d'acqua marezzato
nel bicchiere
Io ti entro dentro e basta
ti contamino
uscendo esausto, sudato
senza ossigeno
Danza Macabra - Clusone, Oratorio dei disciplini
Parte II
I due canti dal continente bianco
James Jones' hillybilly
Un gonfio sole eretto
lanciato appena sopra il guscio
dei miei occhi
sul limaccioso tessuto del cielo
prolisso sole tatuato di gabbiani
e d'assetata scorza di luce
posato appena su queste mani
inumidite dalle ombre degli alberi
fin sulle pietre scaglionate
del selciato
così, vibrante
una legione di minuscoli abissi.
Ed lo vorrei che un passante
mi toccasse
e con violenza m'aprisse lo sguardo
ed irrompesse in questo guscio d'empito
questa prigione di mani protese
di verità compresse e impietrite come pillole
questa pesante processione
di traumi secchi ed indolori
Vorrei un passante che m'aprisse la bocca
e mi facesse molto più di un momentaneo essere umano
uno completo, unico
che vola stanco e fiero
come il piccione sul ciglio della strada
Senza anestetici senza flaccida igiene
moderna e senza il mitico terrore
della propria durezza
Un essere umano, proprio,
qualcosa di mio, propriamente
un essere umano, ubriaco fatto
pieno di merda, e per sempre
spremuto a tratti negli sforzi e nello spirito
Donna nera:
Alla finestra del bus
volto nero di donna nera
sguardo lontano viso antico
di antica saggezza
occhi degli abissi labbra pulsanti
di forza inconscia
Donna nera bellissima di vecchia anzianità
Donna nera degli spiriti
Donna delle gazzelle pulsanti, Donna che parla
un'antichissima lingua rotonda come i suoi fianchi
Austera forte giacente appena
in abiti lunghi e colorati di racconti
Interi popoli in te riversano
generazioni si raccolgono al tuo focolare
cercando nuove risposte
e negazioni alle loro domande
Com'è possibile che tu sia qui?
E chi sarò mai io, per poterti guardare?
Per fare a pugni col tuo sguardo di notte africana?
Che valgo Io? Gracile, smunto
figlio del vizio e del protetto amore dei bianchi
chi sono io coi miei vestiti e la mia bianca commozione
che non ho visto pulsare la calda savana
ed i banani nascondere le strade in ombre d'antenati?
Io che ho sentito la mia pelle bianca come legittima
ed i miei passi bianchi sul mondo come perfettamente concepibili
Io delle bianche colonie io della bianca storia sempre vittoriosa
Chi sono io per poterti anche solo concepire?
Donna nera, guaritrice di un popolo
senza fantasmi
e senza limiti fra la vita e una vanesia morte
risultato di migliaia, migliaia di memorie
Io piego il capo alle urla che ti osservo nel petto prosperoso
e che si perdono nel caso della folla
fra le parole dei passanti e lo sfregare
del mio respiro
Penpal - Plains, Trains, Places & People
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