Vi siete mai fermati a respirare?
Non sto scherzando, ve lo chiedo sul serio...
L'avete mai fatto?
Avete mai mandato a fanculo la casa, la scuola, i libri, le pulizie, la retorica del dover fare solo e soltanto allo scopo di fermarvi e respirare?
E' difficile, non ci siamo abituati. Per certi punti ci sembra quasi un peccato mortale, una terribile parentesi di ozio di fronte al nostro ego così ingarbugliato fra gli impegni di ogni giorno.
Perché si sa no? Noi DOBBIAMO impegnarci, lavorare, produrre. Fin da piccoli tutti quanti ci insegnano che l'unico modo per avere fiducia in noi ( Deleterio. La fiducia è un istinto, non dev'essere insegnata) è ESSERE qualcuno, FARE qualcosa, DETERMINARSI attraverso le nostre azioni.
Devi crescere ragazzo...devi essere più diligente ragazzo...
" We don't need no education
We don't need no tought control"
Ma io ci sono sempre morto, dietro a questi postulati. Sempre l'ultimo degli scemi, il meno considerato. Sempre il deviante che doveva recuperare qualche materia, chiedere scusa per i ritardi, discutere per difendere una sensazione profonda ed inspiegabile di libertà e di giustizia.
Sì. Ho detto proprio così: libertà e giustizia.
Perché, che lo vogliamo o no, tutti questi bei fronzoli, questi grandi discorsi da creature integre e sapienti, non sono altro che una mera, raziocinante creazione. Non ci rendono liberi, al contrario, e tanto meno possono essere giudicate universalmente giuste.
" Ehy, Teacher!
Leave the kids alone!"
Mi chiedo perciò, vi siete mai fermati a respirare?
Era da un bel po' che io non lo facevo.
Forse da bambino, quando ancora potevo definirmi una persona giudiziosa. Quando la nevrosi del vivere non era ancora penetrata nel mio corpo masticandomi il midollo.
Forse in qualche vita passata...
Ma sta di fatto che mi sono fermato. E sta di fatto che, dopo tre anni di profonda apatia, dopo le lotte e la caligine, mi sono sentito felice. Felice e beato, di un'allegria fresca, genuina, figlia della coscienza e non di qualche munifica secrezione ghiandolare...
Felice, estasiato.
Per qualche secondo, ho quasi sentito il mio corpo dissolversi. Ho avvertito lo stupore di esistere, l'amore per ciò che si è nel profondo.
Per la prima volta ho visto le mie mani, queste mie mani così complesse, delicate. Una matrice di ossa e pelle che si protende in cinque, maestose appendici. Una meraviglia prensile, simile a un piccolo albero e screziata di linee e squame.
Le mie mani...
Le braccia, le gambe, il mio torace.
Tanta fatica a definire il Bello quando è sempre stato a portata di mano.
Tanta fatica a cercare la poesia...
Non so se avete mai notato quanto il suono del respiro sia poetico, quanto sia musicale.
O quanto sia commovente il battito del cuore...
E le cellule? Avete mai pensato a quanto è dannatamente stupendo il fatto che noi, in fondo, oltre il visibile, non siamo veramente noi?
La nostra unità materiale è determinata dall'azione, dal ricambio continuo di miliardi e miliardi di cellule, dal loro manifestarsi e morire, dalla loro apoptosi interminabile. Noi non siamo solo il corpo, siamo queste cellule. La vita non termina con noi, anzi, da questo punto di vista noi, i sovrani del mondo, la razza superiore, siamo poco più di niente.
Siamo energia agglomerata, materia in procinto di rarefarsi.
E=mc²
E per la prima volta vedo il cielo, per la prima volta le case, l'energico tordo, l'erba selvatica.
Non so spiegarlo, ma in qualche modo è come se le capissi, se mi identificassi con loro.
So di avere ancora una coscienza, che i miei pensieri sono miei. Mi è ancora chiaro chi sono.
Eppure...
<< Io sono un noce nel parco Ghiunlkhan
Ma né lai polizia né tu lo sapete>>
Io sono il ciliegio del giardino di casa, ma né le mie certezze né il mio pianto lo sanno.
Per un secondo il vento che spira, la saggezza...
Avete mai respirato?
Carpito a pieni polmoni, amoreggiando con il mondo.
Annusato l'etere, infranto i limiti degli spazi infra-atomici.
Io respiro, stamattina, e l'universo è una noce di burro odorosa.
E la mia gioia lo scioglie, cosparge di pace il veleno del mondo.
E sparisce la scuola, spariscono i doveri.
I sensi di colpa e le frustrazioni.
Tutto sparito...
Io sono il ciliegio del giardino di casa.
Ma né le mie mani, né i miei polmoni lo sanno.
La mia testa è una nuvola schiumosa,
il mare è nel mio petto.
Io sono un noce nel parco Ghiulkhan,
cresciuto, vecchio, ramoso - guarda!
ma né la polizia né tu lo sapete.
Io sono un noce nel parco Ghiulkhan.
E le foglie, come pesciolini, vibrano dall'alba alla sera,
frusciano come un fazzoletto di seta; prendi,
strappale, o mia cara, e asciuga le tue lacrime.
Le mie foglie sono le mie mani, centomila mani verdi,
centomila mani io tendo, e ti tocco, Istanbul.
Le mie foglie sono i miei occhi, e io guardo intorno,
con centomila occhi ti guardo, Istanbul.
Le mie foglie battono, come centomila cuori.
Io sono un noce nel parco Ghiulkhan,
ma né la polizia né tu lo sapete.
[ Nazim Hikmet - Il noce,1957]
Ascolto abbinato
Mike Dawes - The Impossibile
Dolci e commoventi intuizioni... nei miei momenti più ispirati, passeggiando attorno al lago, mi accorgo, per istanti quasi sempre troppo brevi, che mentre sto guardando un gabbiano, un cigno, una canna agitata dal vento, quello che davvero mi succede non è "guardare" queste cose, bensì... ESSERLE!
RispondiEliminaE' una forma di estasi che non riesco mai a spiegare troppo bene, credo mi riconduca alla mia natura più ancestrale, o qualcosa di vagamente simile...
RispondiEliminaSono le cose attorno a me ed è stupendo o.o
A volte la consapevolezza ci cade fra capo e collo come una mazzata, altre come una dolce carezza.
RispondiEliminaLa cosa importante, però, è che ci siano attimi di consapevolezza, a ricordarci che siamo vivi.
Ho letto tutto d'un fiato, senza respirare.
Per me la chiarezza è da un bel po' un mito irraggiungibile, per quanto ultimamente ( a detta del mio pissikologho) stia facendo progressi non trascurabili u.u
RispondiEliminaGodo dei pochi attimi di serenità che mi vengono offerti...
Felice di averti letteralmente mozzato il respiro :) XD