Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie Quello che veramente ami non ti sarà strappato Quello che veramente ami è la tua vera eredità
[Ezra Pound - Canti Pisani, n° 81]
Sei partita da sette giorni e già vorrei scavare la terra e raggiungerti...solo sette giorni, e tornerai a settembre...
Sette giorni...un mese di attesa...così poco, così tanto...
Henri de Toulouse-Lautrec - A letto,1892
Mancanza:
Da quando sei partita non sento più alcun suono non c'è nessuna dolcezza nell'incedere dei passi nessun fantasma negli accenni delle tende il bianco grido dei gabbiani non ha più la stessa consistenza Mi manchi amore mio nell'angoscia dell'ascolto mi manchi Tu sei, nell'abbagliante ricerca il trasparente velo Nell'immortale aridità la goccia fresca che dal cielo stilla Quasi nessuno può capirlo, come ti sento io, e come mi senti tu quasi nessuno può dar senso a questa muta vibrazione che mi invade Le cose scorrono, le persone crescono ogni impressione trova sempre il suo posto Ma finché non tornerai lo so, io non potrò che tapparmi le orecchie perché non posso ascoltare se non sei qui con me è come essere nudo come sfiorare l'universo con una mano mozzata Perché tu manchi, mi manchi più di ogni cosa, più di ogni parola tu mi manchi
C'è questa cosa che ho notato un po' in tutti quelli che conoscono Schaeffer, Stockhausen e compagnia bella: che se non piacciono Schaeffer, Stockhausen e compagnia bella, per loro fondamentalmente sei un coglione.
Non l'ho mai capita, questa cosa.
- Conosci Edgar Varèse vero? - Sì sì, lo conosco, è quella roba tipo musique concrete no? - Si dice music concrettttt - Ah scusa -Comunque sì, ma non mi piace tanto, insomma voglio dire che... - COME? NON TI PIACE EDGAR VARESE?! MA E' MERAVIGLIOSOOOOOOOOOOOOOOOO
E quando gli chiedi perché , ti rispondono che è stato un grande innovatore e bla bla bla, che ha rivoluzionato il concetto della musica, che ce l'aveva grosso e che prima di lui tutto era schifomerda ecc ecc
Peccato che io non ti abbia chiesto perché ritieni Edgar Varèse/ Schaeffer/ Stockhausen un grande personaggio, ti ho chiesto perché ti piace la sua musica.
Poi, tutto d'un tratto, mi rendo conto di una cosa.
Mi rendo conto che l'ascolto di queste varie avant-gardes non ha nulla a che vedere con la bellezza eufonica in sé, ma è tutto puro e semplice godimento intellettuale, trastullo più che legittimo, certo, ma a cui io sono refrattario.
Io non lo "sento", il godimento intellettuale, non l'ho mai sentito fin dall'infanzia. Forse è per questo che, nonostante i miei sforzi, mi dimentico sistematicamente i nomi delle poesie, delle sinfonie, dei quadri, dei luoghi, delle città, delle persone...
Forse è per questo che so scrivere solo di quello che sperimento immediatamente, così, nel corpo, nel feeling.
Mark Rothko - Black in Deep Red
In poche parole, buona parte degli ascoltatori assidui di Edgar Varèse & co, probabilmente, sperimenta un legame fra cotale godimento intellettuale e godimento estetico che in me non avviene. Quell'apparente accozzaglia di suoni e frequenze elettroniche che hanno richiesto anni ed anni di studio e preparazione teorica per essere realizzate, per loro è bella su basi teoretiche, non emotive.
Ma io me ne fotto, delle basi teoretiche.
E per questo mi becco da parte loro, forse meritatamente, l'appellativo di coglione.
Io capisco Edgar Varèse, però quando lo ascolto non lo sento, non mi piace. Punto. E' un po' come La mostra delle atrocità di Ballard, o quel romanzo d'avanguardia dove l'autore passa il tempo a descrivere nei minimi dettagli un cazzo di frutto. Opere significative, profonde, elaborate senza dubbio, ma dopo una decina di pagine se ne tornano in libreria.
Sarà che sono una capra, sarà che son figlio della mia generazione, che sono stupido, o sarà semplicemente che non traggo alcun piacere dal sentirmi quello figo che capisce quel tal riferimento coltissimo, ma io proprio quando mi approccio a questi lavori non provo nulla. Zero, nisba,
Ascolto e leggo , comprendo l'antifona e la condivido anche, magari, ma quando ho un libro in mano io voglio leggere storie, e quando ho un cd nello stereo voglio ascoltare melodie.
Del ribaltamento delle logiche comuni ne possiamo tranquillamente parlare davanti ad una birra se vuoi, ma basta così.
E sia ben chiaro che mi sto riferendo di me, non sto criticando o demonizzando nessuno.
Non credo sia limitatezza, la mia, ( oggidì l'uso dell'aggettivo limitato riferito a persone è decisamente abusato, direi) sinceramente, perché non ritengo questo modo tipo di far arte "stupido", come alcuni lo definiscono. Anzi, insomma, la musique concrète ha dato praticamente vita all'elettronica, e dio solo sa quanti spunti Schaeffer ha fornito a chiunque oggi si occupi seriamente di musica, è stato tutto quanto fondamentale, ma ciò non vuol dire che sia costretto ad ascoltarlo.
Vabbè, dopo essermi sfogato, ecco qui la schifezza del giorno aka qualche verso tirato giù dal nulla mentre affogavo nell'angoscia del sentirmi un rincobronco con il QI di una pietra, scorrendo una roba su Scaruffi che stando ai suoi fans è l'incarnazione stessa della Sapienza.
Alla fine vorrei solo vivere in pace, tutto qui eh.
Aegis:
Tutto in me dannatamente arretrato così talmente scialbamente arretrato così miope, guercio insipido Io, che sempre svanisco e mai guardo alla strada di fronte ai miei occhi Io, che le poesie banali e le mie idee incomplete di note Io, che non so nemmeno accarezzare senza uccidere Io, che non cospargo le grandezze della nostra specie e che non macino parole di lode e non confermo e non critico Io che sfuggo e mi ritraggo che mi rispecchio nel laghetto e vedo solo trecce d'alberi io che uso sempre le stesse parole che non so astrarre nulla e che non so mentire deatomizzando i miei versi fino al piatto incomprensibile Io, che rido scoreggio mi gratto e mangio che non mi gioco sulle morte avanguardie Io, proprio Io Sono più piccolo dell'uomo più ignobile e non c'è nulla in me che si ricordi L'aria, la bellezza il verbo la Carezza, l' umiltà La Compassione Ah, senza speranza Arrendermi così alla fine Così, dolce, dolce litania Sul prato calvo di festuche
L'impalpabile sostentamento che traggo da ogni cosa ad ogni ora del giorno il semplice schema, compatto e ben organizzato- io stesso disintegrato, tutti disintegrati, e tuttavia parte dello schema
[W.Withman - Poesia del tramonto, Foglie d'Erba]
Cisono delle persone che devono sempre andare da qualche parte; andiamo in barca! Andiamo al cinema! Andiamo a scopare! Andate a cagare tutti quanti, dico sempre io, lasciatemi in pace qui.
[C.Bukowksi - Una pioggia di donne ]
Un giorno forse mi direte che dovevo fare di più, che non mi sono impegnato abbastanza, che dovevo che il denaro è una bella cosa se lo guardi dalla giusta prospettiva.
Mi direte cosa si fa male e cosa si fa bene, e quanto è dannatamente bello marciare tutti assieme verso l'inquietante traguardo dell'unità per slogan e repressione reciproca.
Mi direte che ho buttato al vento il mio futuro e la mia intelligenza, che mi sono bruciato il cervello, che avrei fatto meglio a frenare la mia lingua, ammosciare il mio cazzo, tappare il mio culo.
Lo farete, lo so che lo farete, perché in fondo, sotto la giacchetta e i vestitini altoborghesi, siete tutti ancora niente più di un branco di scimpanzé spaventati dal fuoco, appollaiati sul vostro albero in attesa di saltare al collo al folle che ha avuto la pessima idea di suscitare in voi l'angoscia.
BUUU, scimmie
BUUUU,
Cattive scimmie.
O magari avrò fortuna e scriverò un libro da miliardi di euro che non avrò intenzione di risparmiare e che mollerò tutti nel modo più rapido possibile, tenendo solo ciò che basta per una vita serena.
Perché nonostante quello che cercate di inculcarmi io i soldi li detesto, mi fanno proprio schifo, soprattutto se sono tanti.
Magari avrò fortuna, ma in quel caso non farò come voi, statene certi. Non attiverò il mio piccolo cervellino alla ricerca del modo più eclatante per farvi capire che avevo ragione, per rinfacciarvi tutto il dolore che mi state provocando. No, io sono migliore di voi. Io mi comprerò un gelato, farò un bel rutto e una bella scoreggia, mi masturberò in strada davanti ad una vecchietta ed infine me ne andrò a casa a guardare i cartoni, aspettando di morire così come ho vissuto.
Diego Velàzquez - Ritratto del buffone Juan Calabazas