Io odio il nichilismo. Ed odio tante altre cose, tanto quanto le amo.
Sì è una frase banale.
Tutto quello che faccio, a dire il vero, è sempre tremendamente banale. Non sono una persona complessa.
A volte mi chiedo se il buon Dio mi abbia creato apposta per sfottere la civiltà dell'individualismo e dell'originalità. o se forse non mi abbia piantato qui tanto per prendermi per il culo.
O forse non è che Eschilo aveva ragione ed in realtà tutte le minchiate che faccio sono il frutto di una volontà divina? Non è che la mia stirpe verrà punita per secoli e secoli tipo progenie di Laio ed i miei figli dovranno starsene al mondo vomitando bile e risentendosi contro l'aggressività malcelata della democrazia moderna?
Boh. Sta di fatto che odio il nichilismo.
Io sono uno che ama, gente! Uno che se ne frega se "vince sempre il più forte" o se "la gentilezza è ipocrisia dabbene". Sono uno che aiuta perché nell'aiutare ricava piacere fisico.
Ma fisico fisico, tipo masturbazione.
Anche se questa è un'altra storia.
E a quelli come me, quelli che amano e basta, il nichilismo sta sui coglioni. Tutta quella falsa capacità di accettare la propria crisi, quell'atteggiamento da ubermensch inacidito con il mondo...
Nah, non fa per me.
Io amo per amare, non ci sono spiegazioni filosofiche.
Io non sono la persona pronta a dare tutte le certezze.
Io sono un coglione, e come i coglioni mi appiccico ovunque, abbraccio tutto, mi avvicino a tutto per osservarlo meglio.
Ehi, questa fa ridere.
Comunque ieri ero talmente angosciato che per sfogarmi ho dovuto scrivere.
Ne sono uscite tre poesie, con alcuni riferimenti ad alcune letture frammentate.
Le spiego qui, molto brevemente, per evitare di sembrare criptico:
La prima sviluppa un tema trito e ritrito, quello dell'ubi sunt, del ciò che era e che ora non è più, del passato che non ritorna. Ubi sunt significa "dove sono?" ( quelli che erano prima di noi, quello che c'è sempre stato?), ed è un'espressione tipica di molte poesie medioevali.
Le citazioni e i riferimenti che ho inserito si rifanno proprio ad alcune fra le più famose di queste: Le neiges d'altan ( le nevi di un tempo), sono un'immagine di François Villon, mentre i versi riportati sono tratti dai "Poemi della sventura" di Rutebeuf:
Que sont mes amis devenus
Que j'avais de si près tenus
Et tant aimés ?
Il resto è farina del mio sacco.
La seconda ha solo un riferimento, che è quello alla forfecchia citata in Huxley nel romanzo "Passo di danza". Essa coincide con una brevissima riflessione sulla condizione umana di fronte al dualismo Bene-Male, che invece di risolversi in un superamento dei valori stile Nietzsche si riduce ad una parodia dei suddetti e della scelta etica.
Detto maluccio è così, ma tanto inserisco la citazione e voi ( cioè chi mi legge, cioè due persone) capite tutto.
La terza non ha riferimenti particolari quindi meglio per me, che non devo far fatica.
Voglio precisare che non è per mero gusto estetico o per bisogno di ostentare la mia ( scarsa) cultura che inserisco citazioni ad minchiam. Tantomeno desidero creare una sorta di poesia iniziatica e di nicchia cui pochi individui possono accedere.
Inserisco le citazioni perché mi piacciono, perché colpiscono la mia interiorità e perché ho letto troppo Eliot. Non dovete cercare in esse qualche strano senso nascosto, qualche dubbio messaggio criptico.
Ci sono e basta. Esattamente come io sono al mondo e basta, e come tutta questa assurda esistenza è assurda esistenza e basta.
Leggetemi così e sarete a posto.
Ubi sunt
"Roma pristina nomine
nomina nuda tenemus"
[Bernardo Cluniacense]
"Annichiliato, ora rinasco
dall'assenza, dal buio, dalla morte
cose che non sono"
[ Jhon Donne - Notturno del giorno di S.Lucia]
Ma dove sono le nevi di un tempo?
Le Neiges d'antan
le parodie dell'ubi sunt
e della rosa che era stata e che è appassita
come una serpe deperita sul mio labbro molle?
Che sofferenza, Padre
queste pareti dalla livrea confusa
e più pesanti e prosaiche della mia ignoranza
queste mie voci pungenti
Que sont mes amis devenus?
Le mie bestemmie che han più amore di preghiere
la mia fiducia mutilata
le mie paure che si fermano ad un soffio dal cuore
E non lo so
io non lo so
che ne sia stato delle nevi di un tempo
e degli amici che ridendo vi affondavano
e delle case dirompenti e dei pini
e delle travi liscio scuro che reggevano i tetti
Que j'avais de si près tenus
et tant aimés
Cosa ne è stato dei miraggi fra i miei sogni?
Mentre li cerco trovo solo
un loro accenno nei vocaboli di genere
che l'avvenire ha avuto molta potenza
per dissipare in questo modo l'universo e il singolare
per imbrigliare l' energia che non ha origine
violando astuto ogni realtà termodinamica
per impedire il mio pensare e il mio scrivere
questo poema dell'umore e della mia disgrazia
Lawrence Alma-Tadema - La morte di Ippolito, 1860
Avicula:
" Buona già!...Oltre il Male e il Bene, ecco quel che siamo oggi tutti.
O forse siamo semplicemente al di sotto, come una forfecchia
dentro una rosa? Mi glorio nel nome della forfecchia!"
[Aldous Huxley - Passo di danza]
Schiacciami e spezzami come gli ossi dei polli,
la metafisica presunta
della rottura di clavicole e sterni
E quale etica mi guida?
L'etica unica mio caro,
il nome sacro della forfecchia.
Senza nome:
Io non sono un poeta,
ve lo ripeto questa volta per tutte.
Sono un cretino, un gretto idiota
un moralista un qualunquista e un barbone
un deficiente, un provinciale
un salmodiante con vestiti da Re Sole
Io non capisco i grandi scritti
non trovo senso in allusioni ed enigmi
non ho memoria per citare
e sviluppare discussioni da sapiente
ed è già tanto se so ancora respirare
che m'identifico in nulla
se non nel passero che soffoca nel fango.
Io non so scrivere versi né comprenderli
so solo prendere speranza
e dare amore come un voto di pace eterna
Sgozzami adesso se ti va, intellettuale
fatemi a pezzi nichilisti
e tutti voi grandi maestri del comporre
Prima che venga a disturbarvi le notti
fatemi a pezzi facilmente,
che non so nulla e non mi scanso io
e tutto voi avete le armi
e la corretta cattiveria