Non era un pensiero suicida, non proprio. Non ho motivo di vedere nel suicidio una via d'uscita.
Eppure nel pieno dell'esasperazione, dell'angoscia, della stanchezza, ho pensato chiaramente e con tutto me stesso a togliermi la vita.
Ed il sollievo che ho provato...qualcosa di indescrivibile.
So che è banale detta così, perché è banale il concetto, e perché in questo momento mi sento talmente stanco e svuotato di ogni entusiasmo che non riesco nemmeno a scrivere decentemente, non mi esce nulla: né un pensiero, né una parola.
In compenso sento tanto, e vi assicuro che in quello che ho sentito non vi era nulla di banale.
Per il resto sono a pezzi. Una larva d'uomo, davvero.
Leggo un sacco, studio come un matto, mi dimentico tutto e ristudio, bestemmio come un camionista.
Suono, suono, suono.
Sto imparando il greco, velocemente. Gli ideogrammi giapponesi mi restano in mente, perlomeno, questo ogni tanto mi dà un attimo di respiro, mi fa sentire un po' meglio; lenisce questo incessante, continuo stridere della mia anima.
Sarà sempre così?
Dio, ti prego, dimmi che non sarà sempre così...
Ha detto il poeta:
E fosse mia carne
che il dono di male trasforma
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Sono un uomo solo
un solo inferno
[Quasimodo]
Vabbé...
Mi faccio schifo.
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