Mi scuso se ultimamente non ho scritto nulla, ma sono molto impegnato con lo studio e non ho veramente tempo per altro.
In compenso questo articolo è molto molto lungo, tanto che difficilmente qualcuno avrà il coraggio di leggerlo tutto.
Per i pochi che sono ancora rimasti con me: grazie. Siete fra i pochi esseri al mondo che sostengono la mia pazzia.
"Noi siamo zingarelle
venute da lontano;
di ognuno sulla mano
leggiamo l'avvenir"
La Traviata
Ci sono cose che mi fanno innervosire , come per esempio Justin Bieber, le serie tv argentine e la musica tecno.
Poi ci sono cose che mi danno molto fastidio, come il telegiornale, Geordie Shore, i film della Marvel che non rispecchiano i fumetti o Enzo Miccio.
Ma c'è una cosa, una soltanto, che è capace di mandarmi completamente in bestia: la mancanza di obbiettività. E non dico quella che ci caratterizza come persone fisiche ( e morali e spirituali), influenzando quotidianamente i nostri pensieri e rapporti interpersonali, ma quella che non dovrebbe caratterizzarci come persone giuridiche, e che purtroppo influenza dalla notte dei tempi le nostre analisi politiche, antropologiche e interculturali.
D'altronde si sa, la nostra razza non spicca certo per acume e rigore epistemologico, ma questo non esime il singolo individuo dall'informarsi e ancor più dal riflettere sugli argomenti che si appresta a discutere o a criticare, quantomeno per amor proprio e della corretta informazione.
" Ma perché sproloqui?" vi chiederete. Beh semplicemente perché sono incappato nell'ennesimo, virulento post facebookiano dove distinti buontemponi inneggiavano al linciaggio delle comunità rom italiane, e rimasto colpito dalla profonda erudizione dei loro argomenti ho deciso che quasi quasi era il momento di dire la mia a riguardo, che tanto se dico cazzate 'sto blog non lo legge nessuno.
Allora, da dove posso cominciare? Ah sì. Voi sapete chi sono i rom?
E qual'è la loro storia?
Su che tipo di modello è strutturato il loro apparato socio-politico?
Che dire "rom" non significa automaticamente dire zingaro?
Che esistono almeno tre diversi ceppi di comunità zingare principali ( Rom, Sinti, Kalé), con dialetti diversi, stili di vita diversi, modi di pensare diversi?
Sapete cos'è il romanès, e a che famiglia linguistica appartiene?
Cos'è un kriss?
Cos'è l' o merribé e che importanza assume all'interno della loro cultura?
No? E allora perché diavolo parlate?
E' questo che mi fa incazzare di questi vostri discorsi: siete disinformati. Io non nego che effettivamente una parte delle comunità rom o zingare in Italia si sia data ad uno stile di vita parassitario, ma a differenza di voi non tiro fuori il forcone e cerco di capire che cosa ha portato una societò come la loro a trasformarsi in maniera così drastica.
Sì, avete letto bene: trasformarsi; perché uno stile di vita illegale e anomico non è esattamente quello a cui un rom ben integrato nella sua società, caratterizzata da rigidi imperativi morali, stratificazione sociale orizzontale e da uno strettissimo senso di appartenenza legato soprattutto al nucleo famigliare, adotterebbe, e ci sono precise ragioni storiche se oggi le comunità romanes sono divenute quelle che sono ( o che i media ci fanno credere che siano). La storia dei rom è una storia interminabile di deportazioni , nomadismi forzati( oh, ma va?! Non sono un popolo nomade? Incrediiiiibbbileee), esclusione e immigrazione che, contraddicendo la vitalità tipica del loro essere, ha dato vita ad un popolo estremamente chiuso e diffidente, incapace di amalgamarsi con il sistema democratico e maggioritario per via di ovvie incomprensioni di natura culturale.
Ma questo voi non lo sapete, e se lo sapete vi limitate a scartarlo come semplice moralismo, commettendo un gravissimo, imperdonabile errore concettuale. L'ossessione del nostro tempo per l'originalità sembra infatti spingere molte persone a considerare qualunque idea egalitaria ( quindi facilmente condivisibile) come frutto di un sentimentalismo superficiale, riservando alla ragione gli atteggiamenti di rifiuto che sempre più sembrano spopolare sia fra i giovani che fra gli adulti. Essere compassionevoli, o meglio, cercare invece di uccidere ( per dirla in termini etologici), è considerato al giorno d'oggi simbolo di debolezza e vigliaccheria, laddove pochi illuminati mostrano il coraggio di fare la cosa giusta sterminando e allontanando tutto ciò che non possono comprendere.
Recessi del razionalismo fallocentrico, sostengo io.
Adolf Wolfli - Lea Tantaria
Lungi da me fare l'apologia del diverso ora, e vestire i panni del politically correct. Io non sono politicaly correct, porca troia, sono un gran cazzone! Ed è per questo che mi arrabbio tanto.
Perché sono un cazzone, ma queste cose le so.
Perché sono un cazzone e un ignorante, ma non mi serve una laurea per cercare " cultura rom" su google, pensare a quanto sia diversa dalla mia e fare due più due.
Per capire, ad esempio, che il giovane zingaro non è protetto come me dal tetro fascino dei mass-media, si lascia facilmente ingannare dalle loro promesse di una vita facile e lussuosa. Che la mia rigida educazione logicista è ben diversa dallo suo schietto ma efficace vitalismo, condotto indirettamente al baratro dal desiderio di facili profitti e di guadagni superflui. Che ci vuole a capirlo? Basta osservare, basta informarsi.
Ma chiaramente l'aver compreso il problema non significa averlo risolto, e di certo io non desidero amnistiare chi commette un crimine o donare case gratis a chi non se le merita ( sempre ammesso che il sistema della proprietà privata non sia una fregatura), ma se essere obbiettivi non risolve effettivamente il problema, di certo la soluzione giusta non sta nell'illazione priva di senso e nell'aggressione incontrollata.
Siamo una società gente! Una società democratica. Non ci è concesso il lasciarsi trasportare, non ci è concesso l' essere superficiali e disinformati se vogliamo discutere di qualcosa. Non possiamo lasciarci guidare dall'odio nei nostri discorsi, perché altrimenti li rendiamo incapaci di comunicare significati, e quindi di far parte di questa immensa persona giuridica che ha le nostre idee come cuore pulsante
Il reato di apologia del fascismo nasce proprio per questo: per tutelare l'uomo dalla sua stessa bestialità, rendendo legale la censura di un'idea quando essa istighi alla discriminazione e al disprezzo.
Perché discriminazione e disprezzo sono ignobili, a differenza dell'autodifesa e dell'indignazione.
Capite la differenza?
Condannare un popolo per gli errori di alcuni suoi membri, è discriminazione. E' offendere la persona giuridica badando alla persona fisica, il che è tanto sensato quanto dire ad un monco che è una mano mozzata.
Non è democratico, non è saggio. Non è giusto.
Uno Stato ha responsabilità che il singolo uomo non possiede proprio perché quest'ultimo è imperfetto e succube dei suoi difetti, perché ne ha bisogno per regolarsi, e l'errore più grande che possiamo fare è trasferire le nostre dinamiche relazionali INDIVIDUALI ai ben più complessi rapporti coi popoli, trascurando l'abisso che divide questi due ambiti.
Ciò che noi possiamo permetterci di pensare e fare è spesso infatti proprio ciò che una persona giuridica deve evitare, perché se il singolo aggredisce il singolo, la responsabilità ed i danni ricadono solo e soltanto su un singolo, ma se un popolo aggredisce un popolo, le responsabilità ed i danni ricadono su su decine e decine di persone dotate di affetti, sentimenti, pensieri e paure proprio come noi.
Quindi, morigerati linciatori di Facebook, informatevi prima di inveire.
Perché io non nego che alcuni romanes ( come anche molti italiani, tedeschi, olandesi, nigeriani, koreani, giapponesi, francesi, gatti, cani e insetti) sfruttino il nostro sistema, né che alcuni ( come anche molti italiani, tedeschi, olandesi, nigeriani, koreani, giapponesi, francesi, gatti, cani e insetti) siano delle vere e proprie sanguisughe ( a Torino mi avranno spillato più di venti euro, il mese scorso), ma le vostre parole e aspre e furenti non fanno altro che alimentare il bieco circuito dell'ignoranza, impedendo alle corrette analisi socio-politiche di aprire un dialogo fra due civiltà così diverse e portando il nostro Paese a scivolare verso la più triste e desolante oclocrazia. Perché voi non riflettete, fratelli miei, non fate neanche lo sforzo. Il vostro disgusto e la vostra ferocia sono l'indice più evidente di una totale mancanza di obbiettività analitica, di un portamento alla violenza che è necessario ripudiare se il nostro mondo vuole essere portato ad orizzonti più dignitosi.
Perché sono proprio atteggiamenti come i vostri ad impedire alla cultura di accrescersi, al vuoto, il vuoto di certezze, di farsi strada permettendo nuove esplorazioni e scoperte. E se continuerete così, se sarà questo l'insegnamento che volete dare ai vostri figli, non lamentatevi della loro ignoranza.
La state nutrendo voi questa bestia, non gli zingari.
Con cordiale indignazione,
un Caggé.
Vi lascio con la gloriosa Nona di Beethoven, secondo movimento.
Giusto perché sono le 4 del mattino e ho appena finito di delirare.