Vivo in un mondo dove nessuno mi ascolta. Dove la paura che assale il cuore degli altri mi taccia d'arroganza, di presunzione...vivo in un mondo dove la dignità è violentata, fraintesa, dove chi cerca di vivere per sé, di esitere per esistere, è considerato un egoista e un disinteressato...
Non c'è cosa che lo schiavo tema di più della chiave che apre le catene. Lo schiavo brama le catene ed idolatra la sua prigione.
Io cerco di essere libero, e per quanto mi contraddica continuamente ( " Mi contraddico? Ebbene, mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini" - W.Withman), cerco di non avere padroni, nè patria, nè Dio.
E questo alla gente dà fastidio, come dà fastidio che le loro argomentazioni sembrino non sortire effetto su di me, sembrino passarmi addosso.
Dicono che non ascolto, in realtà è proprio il contrario: ascolto fin troppo bene, ascolto i vostri toni derisori che nascondono il terrore della vastità, le vostre autodifese che nascondo il sospetto che io, in fondo, abbia ragione.
Vivo in un mondo dove la vera fede è la bestemmia, la vera pace l'omicidio, la vera cura di sé l'autodistruzione...
Ma nonostante tutto, ho incontrato te. L'unica che abbia mai fatto lo sforzo sincero di ascoltare il mio dolore, il linguaggio contratto della mia follia...
Grazie, grazie di preservarmi dal suicidio e dalla clausura.
Grazie di evitarmi la pazzia.
E vaffanculo al buon Signore, che mi ha fatto amare i versi, la musica e l'assenza di legami.
Che m'ha corrotto l'anima.
Riccardo Mannelli - Maleducati Sentimentali, 2011
"Alzando solennemente i versi, dita di righe,
lo giuro:
amo
d'un amore immutabile e fedele. "
lo giuro:
amo
d'un amore immutabile e fedele. "
[V.Majakovskij - Conclusione]
Che mille piaghe violentino pure il mio corpo
Che mi si neghi la poesia
Per tutto il tempo che mi resta da vivere
Che ogni creatura della terra appassisca
Ed bruci il mondo in ogni sua rivelazione
Che tutto quando si riversi nel Vuoto
Ma non negarmi Dio
Il privilegio di morirle accanto
Strappami gli organi e la pelle giovane
Lacera i tendini delle mie caviglie
Fai pure scempio dei miei anni migliori
Ma fa che possa ancora un po’
Sentirla ridere
Ed avventarsi contro i forti e gli stupidi
Lasciami il sogno di poterla comprendere
Nella cocente vastità che l’accompagna
Nella tremenda dignità che la innalza
Lasciami fremere ai suoi moti testardi
Ed ai capricci che declina con saggezza
Lasciami credere di esserle degno
Lascia più asciutte le iridi
Nell’indugiare ad osservarle il respiro
Lascia che tenga la sua mano ancora
Mentre le rughe come petali
Segnano il Tempo sulle nostre guance
Perché non c’è più atmosfera
Senza lei
L’unica terra che ho il coraggio di solcare
L’unica lingua che ho la forza di comprendere
Che senza lei ogni grandezza è meschina
Ogni parola insensata
Ogni paesaggio una distesa di sterpi
Asciuga pure le mie vene e la mia carne
Banchetta al suono delle mie lacrime
Ma finché lei sarà viva
Non prepararmi per il sonno della morte
Senza il suo braccio a cui aggrapparmi
Senza il suo Amore a sollevarmi il cuore
Prenditi tutto di me, ogni cosa!
Prenditi tutto
Ma non mandarmi per l’estrema partenza
Senza i suoi baci a ricordami il sentiero
"Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta"
Fabrizio De André - Verranno a chiederti del nostro amore